venerdì 28 novembre 2014

Post di chiusura

Mi sembra che il naturale ciclo di vita di questo blog sia giunto al termine. Sono complici il passare del tempo (sono passati ormai quattro anni) e la nascita della bambina. Ho aperto questo blog per raccontare dell'esperienza del trasferimento in un terzo paese, e credo di aver raccontato molto di questa avventura in questo spazio. Ma ho decisamente perso l'ispirazione. L'ultimo post risale a cinque mesi fa. Perciò ho deciso di dire addio a questo blog e ai suoi lettori. Non lo cancello, rimarrà nella rete, per chi vorrà leggere della Svezia, delle mie lingue o delle altre curiosità di cui ho scritto.

In quattro anni ho pubblicato 175 post su questo blog. Sembrano davvero tanti. Secondo le statistiche i tre più popolari sono stati questi:
Quindi, un post comparativo-analitico legato a un'esperienza personale, uno sul lavoro (l'università) e uno sull'arte. Direi che rispecchia abbastanza bene il contenuto di questo blog. Manca solo un post linguistico. Tra i post linguistici il più popolare è stato questo: Vocali vs. consonanti.

I miei post preferiti invece sono questi (se arrivi su questo blog la prima volta adesso, comincia da questi post) - in ordine cronologico:
Non voglio, però, sparire completamente dalla blogosfera. Ho in mente di aprire un nuovo blog per raccontare una nuova avventura: lo sviluppo linguistico di mia figlia. Magari dal prossimo anno. Adesso ha 11 mesi e ancora non parla. O, meglio, parla tanto ma ancora non si capisce cosa dice. :) Insomma, sarebbe un blog puramente linguistico (la linguistica, come sapete, è una delle mie più grandi passioni) e bilingue (italiano/ungherese). Dato che questo blog l'ho scritto solo in italiano, ma mi avrebbe fatto piacere scriverlo anche in ungherese, nel prossimo blog rimedio.

Hej då!

lunedì 16 giugno 2014

Il rispetto degli svedesi per il bene comune

Tra le cose positive della cultura svedese c'è sicuramente il rispetto della gente per il bene comune. Per "bene comune" intendo cose usate da più persone. Non si tratta necessariamente di cose pubbliche. Mi spiego.

Nei ristoranti svedesi, anche dove ci sono camerieri che servono ai tavoli, quasi sempre c'è anche un piccolo buffet dove la gente può prendere l'insalata, il pane, il caffè o il tè, servendosi da sola. Il tutto incluso nel prezzo del cibo. Nessuno controlla quanta insalata prendi e quante volte. In molti altri paesi questo sistema non potrebbe funzionare. Non sarebbe conveniente per il ristoratore. Le persone tenderebbero a prendere più di quello che gli serve realmente. La logica è "se è gratis, allora prendiamone il più possibile" (magari portandone anche a casa un po'...). Per uno svedese non funziona così. La loro logica è: se ne prendo più di quello che mi serve, allora non rimane abbastanza per gli altri, e in fin dei conti ci perdo anch'io, perché la prossima volta o in un altro posto non ne trovo più.

Un avviso affisso sulla parete nella palestra universitaria illustra bene l'atteggiamento svedese:


Traduco il testo: "Che fine fanno i nostri attrezzi di palestra? Da un po' di tempo che hanno cominciato a sparire dei manubri ecc. dalla nostra palestra. E' triste dover spendere soldi per comprare manubri nuovi invece di investire in cose nuove. Allora chi frega chi? Siete voi soci che ne subite le conseguenze... Aiutaci tenendo gli occhi aperti a questi ladri!"

sabato 31 maggio 2014

Curiosità linguistica #4 - Che peccato!

Premessa qui.

Che peccato!

Voi italiani per esprimere dispiacere usate la parola 'peccato'. "Che peccato che non puoi venire!" Come se ci fosse una colpa. Fanno così anche gli inglesi e gli svedesi. What a pity! Vad synd! Se ci penso mi fa senso dirlo. Che c'entra il peccare con il dispiacere? In inglese in realtà 'pity' vuol dire anche 'pietà', 'compassione, ma conoscendo l'espressione equivalente in italiano e in svedese immagino che pure in inglese significhi 'peccato' in questa esclamazione. In ungherese si usa un'altra parola. Noi diciamo "Che danno!" (Milyen kár! o De kár!). "Che danno che non puoi venire!" Altro che colpa! :)

domenica 18 maggio 2014

Curiosità linguistica #3 - Arrivo!

Premessa qui.

"Arrivo!"

E' un'esclamazione da annoverare tra le espressioni italianissime. Ultimamente, da quando ho una bimba piccola a casa, lo dico davvero spesso, come potete immaginare. A volte lo dico in italiano, a volte in ungherese, dipende se è presente anche Gabriele o meno. Così mi sono resa conto che non posso usare lo stesso verbo nelle due lingue. In ungherese devo dire "vengo" (jövök). Dire "arrivo" (érkezem) suona decisamente strano. Credo che sia lo stesso in inglese e in svedese. In inglese si direbbe "I'm coming!", in svedese "Jag kommer!". Dire "I'm arriving" o "Jag ankommer" non avrebbe molto senso (per lo svedese aspetto comunque conferma da chi lo conosce meglio di me...). E' simpatica questa differenza. Per l'italiano importa il risultato, agli altri l'azione. In italiano mi sembra una promessa più forte.

giovedì 8 maggio 2014

Curiosità linguistica #2 - Qual è peggio?

Premessa qui.

Qual è peggio?

Sapevate che in svedese ci sono due parole per dire 'peggiore'? Värre e sämre. Entrambi sono il comparativo irregolare di dålig ('cattivo'). La differenza è davvero interessante e non so quante altre lingue la facciano (di certo non l'inglese, l'italiano o l'ungherese). Gli svedesi distinguono tra il caso di qualcosa (intrinsecamente) cattiva che diventa ancora peggiore e quello di una cosa buona (o comunque non necessariamente cattiva) che peggiora. Il comparativo värre si usa quando qualcosa già di suo cattivo o negativo, come il dolore per esempio, peggiora. Negli altri casi si usa sämre.

Due link dove è spiegata questa particolarità della lingua svedese più in dettaglio:
- in inglese

venerdì 25 aprile 2014

Curiosità linguistiche

Usando quattro lingue quotidianamente (italiano, ungherese, svedese, inglese, in questo periodo in quest'ordine), scopro mille loro piccole particolarità che sarebbero da approfondire. Ovviamente appena scoperte, me le scordo puntualmente. Così ho deciso di prenderne nota subito nel mio cellulare, e quale posto migliore se non il blog per fare qualche piccola ricerca linguistica ogni tanto? Così mi metto in ordine le idee, le immortalo e le condivido con altri.

Si tratterà di riflessioni linguistiche (ne ho già scritte tante in realtà) che possono riguardare qualsiasi di queste quattro lingue, alcune di esse o anche tutte. Questioni etimologiche o grammaticali, espressioni particolari, problemi di traduzione, la pronuncia, ecc. Accanto a una bambina di pochi mesi non c'è molto tempo da dedicare a questi passatempi, quindi una curiosità alla volta, ogni tanto. Ho già annotato diverse cosette. Cominciamo con questa.

L'importante è vincere

Chi di voi conosce lo svedese probabilmente ha già notato che in italiano non c'è differenza tra vincere una partita o vincere alla lotteria. Nel senso che si usa lo stesso verbo. Anche in inglese puoi vincere una gara (to win a competition) o l'attenzione di qualcuno (to win the attention of someone), non importa, sempre vincere è. In svedese e in ungherese, però, ci sono due verbi che significano 'vincere' e non sono completamente interscambiabili. Perché 'vincere' può riferirsi a due concetti diversi: si può vincere contro qualcuno o qualcosa (in una competizione o in una guerra), oppure si può vincere nel senso di guadagnare (un premio o l'attenzione di qualcuno, per esempio). Nel primo caso lo svedese usa il verbo att besegra, l'ungherese il verbo győzni. Per il secondo caso lo svedese ha il verbo att vinna e l'ungherese il verbo nyerni.

Questi due verbi in certi contesti possono essere sinonimi, in altri è un errore scambiarli. Vinna e nyerni ('vincere' nel senso di 'guadagnare') hanno un significato più ampio, e possono spesso essere usati al posto di besegra o győzni, ma non è vero il contrario. Un giocatore dopo una vittoria potrà esultare dicendo 'Nyertünk!' ('Abbiamo vinto!'), ma quasi certamente dirà 'Győztünk!' che è un verbo più forte. Non si può però usare il verbo győzni per dire che hai vinto alla lotteria o che vuoi vincere l'attenzione di qualcuno. Anche perché uno (nyerni/vinna = vincere qualcosa) è un verbo transitivo, l'altro (győzni/besegra = vincere contro qualcosa/qualcuno) no. 'Trionfare' può forse essere una buona traduzione del secondo in certi contesti, ma non sempre. 'Trionfare' è una parola ancora più forte, vuol dire stravincere, vincere clamorosamente. Győzni/besegra non necessariamente. (Lo svedese conosce anche il verbo triumfera, mentre in ungherese si direbbe diadalmaskodni.)

Questo è uno di quei casi che fanno capire che se conosci una lingua sola, certi problemi non ti poni neanche. Spesso è il confronto con altre lingue che ti fa capire certi limiti o, al contrario, ricchezze della tua lingua. Inoltre, questo è uno di quei casi in cui la mia lingua mi ha aiutata a comprendere meglio lo svedese.