mercoledì 30 novembre 2011

Gli svedesi e gli orari di lavoro

Nel paese forse più organizzato e più efficiente d'Europa viene spontanea la domanda: ma quanto lavorano gli svedesi? La risposta è sorprendente: non molto. O meglio, il giusto! (Lagom, come direbbe uno svedese, appunto). 

Il mio lavoro non è molto indicativo, all'università ci sono orari flessibili come in Italia o in altri paesi. Nessuno controlla a che ora arrivi al lavoro e a che ora vai via, l'importante è che tu faccia quel che devi fare: le tue lezioni, i tuoi esami, le tesi da seguire, la ricerca e le altre cose amministrative. C'è chi ci spende più tempo, c'è chi ci spende meno. A volte puoi anche lavorare da casa se preferisci. Insomma, un po' te lo gestisci il tempo. Io per esempio non porto mai il lavoro a casa (tranne gli esami da correggere), ma piuttosto vado in Dipartimento anche sabato e domenica, per diversi motivi. Prima di tutto a casa ci sono troppe distrazioni, non mi concentro bene, e mi mancano anche tutti i materiali, file, ecc. E, poi, è anche una questione di principio: casa è casa e deve avere questa funzione non quella di "casa che ognitanto si trasforma in posto di lavoro". 
Per farvi avere un'idea dell'organizzazione di lavoro in ambito accademico, ecco qualche mini-fumetto di valore universale, da un sito mitico:


Chiusa questa parentesi, vorrei raccontare degli orari di lavoro svedesi tanto diversi da quelli italiani, fuori dall'ambito accademico. Sono diversi non soltanto perché qui i negozi tutti fanno orario continuato e la pausa pranzo non dura più di una mezz'ora, ma anche perché le ore lavorative in genere vengono severamente rispettate, nonché gli straordinari vengono regolarmente calcolati e pagati. I datori di lavoro non sono affatto interessati a far lavorare i dipendenti oltre l'orario di lavoro regolare, anche perché il compenso per gli straordinari sono tassati pesantemente. Più straordinari uno fa, più costa al datore di lavoro. I principi della socialdemocrazia permeano la vita di questo paese negli ambiti più disparati, anche in quelli dove meno ve lo immaginereste, figuratevi se non si riflettono nel campo del lavoro...

I lavori di ufficio qui iniziano alle 8:00-8:30 e finiscono alle 16:30-17:00. Oggi mi è capitato di uscire dall'università alle 4 e mezza, e le vie principali erano quasi intasate. Almeno pensando in termini svedesi. Qui a Örebro ti può capitare di non riuscire a passare con la prima onda di verde (cioè di dover aspettare due rossi) in due momenti della giornata: tra le 7:30-8:30 di mattina e tra le 16:30-17:30 del pomeriggio. Per trovare un casino vero e proprio però ci vuole la partita di calcio, preferibilmente in fase play-off. (Se il play-off esiste nel campionato di calcio... sono ignorante in materia.)

Ovviamente anche qui c'è chi lavora di più e si fa in quattro per dare il meglio di sè e ci sono altri che si approfittano dei propri diritti e fanno soltanto il minimo indispensabile, però l'impressione generale che ho è che rispetto agli italiani (e ungheresi) mediamente lavorino meno. (Pensate solo alla polizia chiusa tutti i weekend!) Nonostante ciò il paese funziona e anche molto bene. La conclusione che ne ho tratto è che una buona organizzazione risparmia molto tempo ai lavoratori. Certamente la spiegazione non è così semplice. Sono fattori molto importanti l'uniformità del paese, la bassa densità di popolazione e la centralizzazione della gestione delle risorse, nonché il principio di trasparenza tanto caro a questo paese.


Appendice musicale

Questa volta non musica ungherese, ma musica sugli ungheresi. Forse conoscete Johannes Brahms e le sue Danze ungheresi, composte nel 1869, nell'epoca dell'Impero austro-ungarico. Mi piace in modo particolare la n. 4. Credo che si addica perfettamente all'atmosfera di Budapest e allo spirito degli ungheresi: un po' allegro, un po' malinconico, un po' drammatico.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Vero, stessa cosa qui in Inghilterra. Un po' ero arrivata a spiegarmelo per evidenti differenze a livello di tempo metereologico. Non saprei come spiegarmi il fatto che i negozi chiudono così presto qui nel nord Europa, mentre in Italia stanno aperti fino alle otto e mezzo di sera. Anche qui oggi poco prima delle cinque c'era il caos, e considera che sono in un paesino... dove in genere è tutto molto tranquillo... :)

NADIA

Kata ha detto...

Credo che i motivi siano storici (e condiziati dal clima). Ormai però è solo una tradizione che non è stata ancora aggiornata... :)

Giulia ha detto...

Direi che cambia molto da un posto all'altro. Chi ha ruoli dirigenziali, anche nel pubblico, fa spesso straordinari. La mia primaria e l'altra responsabile della mia clinica, quest'estate finivano a turno di lavorare alle 8 di sera (dalle 7.30 di mattina) per coprire tutte le richieste di esami diagnostici, a causa del personale ridotto per ferie. Addirittura la seconda, che è pendolare, si fermava a dormire la notte a volte. Io stessa ho fatto a volte orari simili quando lavoravo in Medicina e lo facevano molti dei miei colleghi. Conosco medici di base che hanno accumulato così tante ore di straordinario da non potersele far pagare (c'è un tetto) e a causa della carenza di personale non possono nemmeno prenderle di ferie. Poi ci sono sicuramente altri posti in cui tutti escono alle 17 precise e tanti saluti al lavoro non finito.
Marco lavora nel privato per una ditta molto piccola, ora che hanno tante commesse fa sempre un'ora - un'ora e mezza extra, ogni tanto lui e il suo capo si sono trovati a lavorare il sabato mattina. Da contratto, questi straordinari sono dovuti e non pagati (può in parte recuperarli più avanti e comunque ha orari flessibili, non deve timbrare). Qui però bisogna dire che lui è italiano e il capo mezzo croato, i colleghi 100% svedesi sembrano meno disponibili :D
Quello che secondo me è davvero caratteristico è la flessibilità e, come dici tu, l'organizzazione che rende tutto più semplice.

Giulia ha detto...

Ah, le "danze ungheresi" mi piacciono molto!

Davide ha detto...

Verissimo.

Da me è la stessa cosa. Io come sai faccio ricerca, ma il mio ufficio è in ospedale, a Huddinge. In particolare all'interno del corridoio dei professori della clinica trapianti. Da quando sono arrivato, un anno fa, ad oggi, ogni giorno alle 17.00 il deserto. Non credo la cosa sia legata al clima e al buio, perché in estate è ancora peggio. E non solo quel corridoio, ma tutto l'ospedale. A volte ho pure paura. Se incontro qualcuno é una mia collega, una dottoressa italiana, o i due studenti cinesi del piano di sotto.
Sto imponendomi di rispettare gli orari di uscita pure io. Ma prima dovrei imparare a rispettare anche quelli di entrata :))

Ho notato che succede un'altra cosa, non so se l'hai vista anche tu: a volte qualcuno chiede di entrare PRIMA al lavoro in maniera di uscire prima. Il problema è quando gli impeghi prevedono il contato con altre persone: due esempi. 1) Il tecnico dei computer del dipartimento dove ero prima, iniziava alle 6.30 di mattina, e smontava alle 3.30 di pomeriggio. Se ti si incasinava il computer alle 3.35 di pomeriggio, tu che lavori fino alle 8 ti suicidi.
2) la sergetaria dove lavoro ora. Non ho mai capito a che ora inizi, ma lei stacca tutti i giorni alle 2. Se ti serve una cosa urgente alle 2.10 ti attacchi. Mi è stato detto che inizia molto presto, ed è vero!! Una volta per una teleconferenza alle 6 di mattina ero lì. Ebbene, giro l'angolo assonnato e me la trovo al computer! Per poco non mi prende un colpo. Ora, va bene la libertà, ma che cavolo ha da fare a quell'ora se il suo lavoro consiste principalmente nello stare dietro agli altri. Si avrà anche email da scrivere e da leggere, ma per me si fa dei gran solitari con windows. O campo minato. Pardon, fiorito.

Kata ha detto...

@Giulia: per quel che ho sentito da medici (ungheresi) che lavorano qui, la sanità, al contrario del resto del paese, è organizzato in maniera molto inefficiente, almeno dal punto di vista della gestione delle risorse. Infatti, anche la carenza di personale sembra una cosa inspiegabile in un paese con uno stato sociale così forte...
Quanto al privato, poi, credo che in ogni caso ci sia l'abisso rispetto al lavorare nel privato in Italia...

@Davide: sì, infatti, anche da noi dopo le 17 il deserto, ci siamo solo io e il mio collega italiano :) Infatti ho sentito dire una volta da qualcuno che all'università assumono volentieri stranieri perché lavorano di più. Non ho però idea se qualcuno (con orari fissi e/o che deve timbrare) entri presto la mattina per uscire presto nel pomeriggio. In genere anch'io arrivo un po' più tardi. :) (il miraggio sono le 9, ma capita spesso che sforo un po'...)

Davide ha detto...

Beh, molto dipende da dove si lavora: le dimensioni dell'azienda, il settore e anche le persone che la gestiscono/possiedono.
Nel mio caso viene conteggiato tutto e a seconda o accumulo recupero (1,5 ore per ogni ora in più lavorata) o mi pagano lo straordinario. La tendenza però è sempre a farti lavorare le ore che dovresti e non di più, come dici tu.
Conosco però anche gente che fa degli orari tosti e che gli straordinari li vede con il binocolo, se li vede.
Di certo si lavora meno (io in Italia facevo quasi sempre più delle 40 ore da contratto), anche grazie a un sistema dove chi studia di solito lavora come "extra", accontentandosi magari di una paga oraria un pochino più bassa.
L'idea che mi sono fatto io è che la vita privata del lavoratore conti di più del lavoro; se un lavoratore scontento e stressato produce meno di solito val la spesa sobbarcarsi una spesa in più per avere due dipendenti contenti e più produttivi, il saldo di solito è positivo...

Morgaine le Fée ha detto...

Io da contratto (chimico, privato) ho gli straordinari non pagati. Peró se faccio ore in piú posso compensarle con ore libere, tipo uscire prima in un giorno in cui non ho da fare.
Devo dire peró anche che il mio lavoro non prevede 'servizio al pubblico', ma solo risultati, e quindi posso gestirmi gli orari come preferisco.

Giulia ha detto...

"per quel che ho sentito da medici (ungheresi) che lavorano qui, la sanità, al contrario del resto del paese, è organizzato in maniera molto inefficiente, almeno dal punto di vista della gestione delle risorse. Infatti, anche la carenza di personale sembra una cosa inspiegabile in un paese con uno stato sociale così forte..."

Sì è vero. Nell'ambiente c'è molta discussione perché sembra che i medici passino più tempo in compiti amministrativi che a visitare i malati, perché ci sono obbligati da tutta una serie di normative che richiedono di documentare nel dettaglio ogni cosa fatta (in teoria per migliorare la qualità, ma non funziona).
Comunque rispetto all'Italia ho notato che qui lavoro un numero di ore inferiore ma in modo molto più "produttivo" (in termini di prestazioni, persone visitate ecc) perché ho intorno un'organizzazione che mi aiuta anziché remarmi contro.

"Quanto al privato, poi, credo che in ogni caso ci sia l'abisso rispetto al lavorare nel privato in Italia..."

E anche questo è vero, infatti Marco si trova bene. E di nuovo c'è una questione di organizzazione. Qui conta il risultato. In Italia conta stare in ufficio fino a tardi per farsi vedere - figurati che dove Marco lavorava prima, gli capitava di consegnare in anticipo di una settimana i suoi progetti, ma poi gli facevano osservazione perché usciva alle 18 in punto perché così facendo "non dimostrava attaccamento al lavoro". E pensa che come disabile non avrebbe avuto l'obbligo di trasferta ma le faceva lo stesso proprio per senso del dovere :(

Kata ha detto...

Allora si vede che sugli straordinari ho generalizzato. Ne parlavo con il mio capo qualche settimana fa che mi diceva che se faccio più di 100 ore di straordinari (su scala annuale) a lei costa tantissimo per via delle tasse pesanti. Perché per quanto possa essere incredibile, venendo dall'Italia, all'università mi pagano gli straordinari. Anche se non devo timbrare, calcolano tutte le ore insegnate e se superi la percentuale prestabilita dal contratto (per me 100 ore nette di insegnamento a semestre) conta come straordinario.

Poi anche il mio capo (che è una donna, ma credo che cambi poco) fa lo stesso discorso di cui parlate voi: una persona che ha una vita serena lavora meglio, quindi non è nel suo interesse stressare troppo i lavoratori. Sinceramente è bello sentire discorsi del genere! (Soprattutto se poi agiscono anche di conseguenza, come fanno qui.)

nino p. ha detto...

insomma... un altro mondo...
Benritrovata :-)

destinazioneestero ha detto...

Mi piace questa possibilità di poter organizzarsi il lavoro!