martedì 25 gennaio 2011

Quel (poco) che ho capito della politica

"L'argomento migliore contro la democrazia è una conversazione di soli cinque minuti con l'elettore medio." (Winston Churchill)

Forse sono un elettore medio anch'io... Durante le feste sono stata sia in Ungheria che in Italia, e non ho potuto non sentire alcune notizie di politica. E in nessuno dei due casi sono state fonte di serenità, devo dire. Non seguo la politica, ma certe notizie non puoi non sentire. Non la seguo più, ma non è sempre stato così. C'è stato un breve periodo tra la fine del liceo e l'inizio dell'università che la politica mi appassionava. Al primo anno dell'università ho frequentato un intero corso di scienze politiche solo per il fascino che la materia (e il professore, un personaggio famoso che partecipava spesso ai dibattiti televisivi) esercitava su di me, senza che poi risultasse in alcun modo nel mio libretto universitario (dato che non era un corso di giurisprudenza). Poi dal secondo anno, quando abbiamo cominciato a studiare anche materie prettamente giuridiche, la mia attenzione si è spostata verso il diritto penale e la criminologia (e poi da lì la strada fino al diritto comparato è stata lunga, ma ora non mi dilungo su questi dettagli). Non è stata però solo una distrazione. E' stata anche una lenta disillusione. E certamente non sono stata l'unica a disilludermi. Negli anni Novanta in Ungheria era ancora facile appassionarsi alla politica, erano tutti ottimisti e fiduciosi nella libertà riacquistata, ma poi sono entrati in funzione le dinamiche della politica normale, quella di una democrazia consolidata, insieme alle sue ipocrisie, demagogie e contraddizioni.

Non so voi, ma in me c'è una lotta in questi ultimi anni . Da un lato vorrei infischiarmene della politica e non seguirla, dall'altro lato sento il dovere di sapere cosa succede nei miei (nel mio caso due che ora stanno diventando tre) paesi, tanto più che sono un giurista e per di più giuspubblicista (cioè mi occupo di diritto pubblico). Ma allo stesso tempo mi rendo conto che non sono capace di comprendere tutte le dinamiche, per diverse ragioni. E in questo post vorrei raccontarvi proprio di questo. Di quel poco che ho capito della politica e che, appunto, non mi permette di capirla:

1. Nel nostro mondo globalizzato in molte questioni la politica locale (intendi nazionale) è impotente. Le dinamiche si sono amplificate e spesso si svolgono nell'arena internazionale, e soprattutto i paesi piccoli (come l'Ungheria) non hanno sufficiente potere per sottrarsi ad esse. Quindi le decisioni dei politici locali non sono affatto libere, ma soggette a pressioni esterne.

2. Lo stesso si può dire dell'economia. In un mondo capitalista l'economia non è del tutto sotto il controllo dei politici. Se poi si tratta di un mondo globalizzato come quello odierno... Pensate solo alla crisi economica generata dalle speculazioni finanziarie.

3. Sinistra e destra sono categorie ormai vuote, etichette che hanno perso il loro significato. Questo è vero sia in Italia che in Ungheria, ma forse in Ungheria ancora di più. I ruoli sono spesso invertiti, e usare le espressioni "sinistra" e "destra" invece di chiarire le idee le confonde.

4. Uno può dire che i politici sono eletti dalla gente, quindi se vuole li cambia. Ma io non credo proprio. La scelta è assai limitata. In un sistema democratico basato sui partiti, considerando le dinamiche interne dei partiti, difficilmente arriverà ai vertici la persona che merita di stare lì per davvero.

5. Infine, uno potrebbe "rifugiarsi" nelle valutazioni della stampa internazionale/estera, ma neanche questa è onniscente e ha le stesse difficoltà nell'analisi di una situazione, non trascurando poi il fatto che le notizie le arrivano pure filtrate. Come potrebbe uno straniero capire meglio la situazione di un paese e la realtà locale? Soprattutto nel caso di paesi con una lingua poco accessibile (come l'Ungheria ad esempio). Anche la stampa internazionale/estera  si affida generalmente a fonti locali, quindi la garanzia di obiettività non è maggiore neanche un po'. (Potrei citare un servizio del CNN sulla mia città nel 1996 quando sono arrivate le truppe americane alla vicina base militare per partire da lì a bombardare la Bosnia, il quale è stato a dir poco scandaloso, ma lasciamo perdere...)

6. E se non bastasse, l'opinione della gente sulle questioni politiche è spesso influenzata da fattori irrazionali o, meglio, emotivi. Come puoi convincere una persona a votare il partito successore dell'ex partito comunista se suo nonno è stato torturato dai comunisti durante la dittatura? E come fai a convincere una persona a votare il governo se è stato licenziato dal lavoro semplicemente perché c'è stato un cambio di governo e il nuovo governo voleva assicurare dei posti ai propri uomini?

Credo che di tutte queste complicazioni delle democrazie moderne sia sintomo anche il caso di Julian Assange e come lo stanno trattando. E poi non capisco come mai è stata proprio la Svezia a dargli la caccia. Proprio la Svezia, il campione europeo (se non mondiale) di trasparenza. Si vede che ogni paese ha le sue contraddizioni...
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Il quadro degli Uffizi in appendice al post

Questa volta una Crocifissione di Luca Signorelli del 1500. In realtà questo quadro ognitanto lo faccio vedere velocemente ai turisti, o comunque lo ammiro sempre di sfuggita passando davanti. E' la Maria Maddalena bionda più bella della storia dell'arte fiorentina!



Ma oltre alla figura di Maria Maddalena ha anche altri dettagli favolosi. Purtroppo non sono riuscita a trovare un'immagine di una risoluzione migliore, quindi posso riportarvi questi dettagli solo in una dimensione minuscola. Prima di tutto la lucertola che entra nel teschio ai piedi della croce. (Il teschio dovrebbe essere quello di Adamo, dato che secondo una credenza diffusa Gesù fu crocifisso sul monte dove fu sepolto il primo uomo.)


Poi un Castel Sant'Angelo di color rosa sul promontorio in alto a sinistra!


E, infine, il gruppo di uomini sulla destra che stanno togliendo dalla croce un altro condannato a morte:


Le dimensioni originali del quadro sono parecchio grandi (sarà alto circa due metri), quindi dal vivo questi dettagli possono essere osservati benissimo da una normale distanza.

Per una rassegna delle raffigurazioni di Maria Maddalena nella pittura vedete qui.

5 commenti:

gattosolitario ha detto...

Anche a me piaceva molto la politica quando ero piú giovane. E secondo me sbaglia chi dice che é tutta sporca, che tutti sono corrotti. Non é vero. E la politica é una cosa importante. Il problema é forse che certe situazioni sono talmente incancrenite (almeno in Italia), che non ci vedo il bandolo della matassa.

Kata ha detto...

No, infatti, vorrei sperare anch'io che non sia tutta sporca... Il problema è che se ti disilludi poi non credi neanche a coloro che forse se la meriterebbero la fiducia. Comunque non sono così tanto negativa, ma oggi è difficile pensare bene della politica.

Federico ha detto...

Sono d'accordo su tutto quello che dici. Io ero talmente appassionato dalla politica che ho studiato scienze politiche, e frequentavo pure un partito quando ero "giovane".
Io non ho perso la fiducia nella politica (a parte quella italiana, si intende), ma sono diventato - e divento - sempre più consapevole di come funzionano le cose nel mondo. E la consapevolezza è una malattia. Purtroppo la politica (anche quella internazionale) non esiste più: ormai - e soprattutto dopo la II guerra - è ben altro a decidere gli equilibri mondiali. Il cittadino viene sempre all'ultimo posto. Sempre. Che sia italiano, ungherese, svedese. Che sia di destra e di sinistra. Che sia cattolico o musulmano.

Nel prossimo futuro mi piacerebbe dedicarmi alla politica locale (intesa come comunale), perché lì c'è ancora qualche possibilità di sentirsi utili alla comunità. Forse.

Kata ha detto...

@Federico: in che senso la consapevolezza è una malattia? Lo penso anch'io che la politica a livello comunale/provinciale sia tutta un'altra cosa. E poi la gente conosce molto meglio i candidati tra cui può scegliere alle "amministrative".

Federico ha detto...

Nel senso che più si capiscono certe cose e più si vive peggio. A volte invidio l'ingenuità di tanta gente.