Ormai è passata la febbre olimpica, ma mi ero decisa e promessa di scrivere un post sul rapporto tra il mio paese e i giochi olimpici, e voglio mantenere la parola. Il post precedente alla fine è riuscito un po' arido in cui più che altro ho riportato delle statistiche. C'è ancora molto da raccontare.
Ci ho pensato per un po' se scrivere questo post o meno. Alla fine l'indirizzo del blog è 'diariosvedese', quindi raccontare dell'Ungheria può essere scorretto nei confronti dei lettori che magari vogliono leggere della Svezia. Mi salva un po' quel "con un cuore ungherese" nel titolo del blog. Uno dei motivi per cui continuo a scrivere in italiano è anche la voglia di raccontare del mio paese, oltre che della Svezia, agli amici italiani. Il contrario (raccontare dell'Italia agli ungheresi) mi attira meno.
Ma adesso volevo continuare a raccontare delle olimpiadi, e cerco di ricordare e raccogliere i miei pensieri di qualche settimana fa, quando seguivo i giochi (in tv). Come ho scritto nel post precedente, a Londra agli ungheresi è andata molto bene, ed è stata una piacevole sorpresa per tutti tornare ai vecchi splendori. L'Ungheria ha vinto 8 medaglie d'oro, arrivando al nono posto nel medagliere. Un risultato davvero ammirevole per un paese così piccolo. E' stata un'olimpiade interessante perché molte di queste medaglie erano inaspettate, mentre altre molto attese non sono arrivate. Così non hanno vinto i ragazzi della pallanuoto, ma sono stati battuti proprio dall'Italia nei quarti di finale. Dopo tre medaglie d'oro vinte di fila a Sydney (2000), Atene (2004) e Pechino (2008) è stata una delusione, ma lo sapevamo tutti che la serie prima o poi doveva finire... Per fortuna anche dopo questa sconfitta hanno mantenuto la loro dignità, e con un bellissimo gioco hanno ottenuto un quinto posto.(E' stato uno di loro, Péter Biros, a portare la bandiera ungherese alla cerimonia di apertura.)
Da index.hu |
Sulla foto vedete Márton Szívós con la cuffia no. 8, pallanuotista di terza generazione (sia suo padre che suo nonno erano campioni olimpici di pallanuoto) e Tibor Benedek, ex giocatore della nazionale ungherese che per diversi anni ha giocato in Italia (era il pezzo forte della Pro Recco). Una volta l'ho visto giocare dal vivo a Recco nella finale del campionato italiano nel lontano 2002. (Mamma mia, dieci anni fa...)
Un'altra medaglia mancata è stata quella del nuotatore László Cseh nei 400 metri misto a causa di una tattica sbagliata. Nella batteria gli è capitato il grande avversario, Michael Phelps accanto, e lui l'ha preso come punto di riferimento. E' arrivato secondo, appena 7 centesimi di secondo dopo Phelps. Peccato solo che con quel tempo Phelps si è qualificato per la semifinale all'ottavo posto, quindi Cseh è rimasto fuori... E' riuscito comunque a vincere un bronzo nei 200 metri misto, dietro Phelps e Lochte (che sono stati decisamente antipatici durante la premiazione - peccato che il video non si trova). Sempre nel nuoto Dániel Gyurta invece ha vinto una medaglia d'oro nei 200 metri rana con un record mondiale (2:07,28).
Cseh e Gyurta sul volo per Londra (foto: MTI/Kollányi Péter) |
Dietro i ragazzi si vede la nuotatrice Zsuzsanna Jakabos, considerata una delle più belle atleti di queste olimpiadi su diversi siti, che ha gareggiato in 4 specialità, ma non ha vinto medaglie.
La sorpresa più grande e l'atleta ungherese più ammirata di queste olimpiadi è stata forse Éva Risztov che ha vinto l'oro nella maratona del nuoto (10 km). Dopo aver vinto numerose medaglie a mondiali ed europei in diverse specialità, ma nessuna alle olimpiadi, nel 2005, all'età di 20 anni si è ritirata dal nuoto. Ha deciso di ricominciare quasi quattro anni dopo. Siccome il suo oro era inaspettato, alla finale dei 10 km di stile libero non c'era nessun cronista ungherese ad aspettarla per un'intervista.
Le altre medaglie d'oro sono state: una di scherma, una di ginnastica (cavallo), una di atletica (lancio del martello) e tre nel kayak.
Se si guardano i risultati degli ultimi 120 anni, gli ungheresi hanno vinto il maggior numero di medaglie nella scherma (in totale 87), nella canoa/kayak (77) e nel nuoto (66). E' veramente interessante che un paese senza mare abbia così tanto successo negli sport acquatici. Tra cui anche nella pallanuoto (con 15 medaglie l'Ungheria è al primo posto nel medagliere olimpico di tutti i tempi).
E, appunto, ho concluso il post precedente dicendo che vi avrei raccontato la storia della nazionale di pallanuoto ungherese che nel 1956 alle olimpiadi di
Melbourne giocò contro l'Unione Sovietica appena un mese dopo la fine
della rivoluzione ungherese. E' l'incontro più famoso della storia della pallanuoto. Su Wikipedia è raccontata sotto il titolo "Partita del sangue nell'acqua" perché uno degli giocatori è uscito dall'acqua sanguinante. Non era una finale, ma la piscina fu strapiena di spettatori che volevano vedere gli ungheresi vincere almeno in piscina contro i sovietici dopo la sconfitta della rivoluzione a Budapest. L'arbitro dovette fischiare la fine quattro minuti prima dello scadere dell'ultimo quarto a causa dell'alta tensione nel pubblico. Il giocatore sanguinante in questione (Ervin Zádor), la cui foto ha fatto il giro del mondo all'epoca, non tornò più in Ungheria per 43 anni. Si stabilì negli Stati Uniti, insegnando nuoto ai bambini. (Qui un'intervista con lui in inglese dal 2006.) E' morto nell'aprile di quest'anno, all'età di 78 anni.
Sembra la storia di un film. E infatti fu raccontata, in forma romanzata, nel film ungherese Szabadság, szerelem (titolo inglese: Children of glory) del 2006, prodotto da Andrew Vajna, un produttore americano di origine ungherese. Ma ne ha fatto un film documentario anche Quentin Tarantino, intitolato Freedom's Fury.
Nessun commento:
Posta un commento