Dopo tre giorni passati in Spagna sono tornata alla tranquillità della Svezia. Che poi in questo momento tanto tranquilla non è. Mi sono persa le elezioni, ma credo che comunque ci avrei capito poco, dato che la realtà locale per ora non la conosco abbastanza bene e i giornali ancora non riesco a leggerli (anche se vedo che pian piano ogni giorno capisco qualcosina in più). In questi giorni cercherò di informarmi su queste elezioni e sentire quello che dice la gente, e magari vi potrò riferire meglio.
Ma adesso vi vorrei raccontare un po' del viaggio. Sono stati tre giorni bellissimi in cui mi sono lasciata andare alla confusione dentro e fuori. (Dentro nel senso della mia ricerca d'identità e dei cambiamenti che porta questa nuova vita, intendiamoci, non per altro.) E' stata anche l'occasione per rendersi conto che alla Svezia mi sto affezionando. Mi ha fatto piacere riconoscere ognitanto una voce svedese nella folla di turisti e sentire il suono di questa lingua ormai familiare. A volte andare in un luogo del tutto estraneo serve anche a questo. Sarà un caso, ma tornavo a Pisa proprio da Barcellona anche otto anni fa, quando mi sentii arrivare a casa in Italia per la prima volta (vedete il mio racconto Erasmus nell'altro blog). Da un altro punto di vista, invece, la Spagna non l'ho sentita estranea per niente. Sempre clima e cultura mediterranea è.
Girona |
Nel Parco Güell mi sono fermata un attimo a riflettere: a cosa deve il suo fascino il Mediterraneo? Amo la sua confusione. Credo che sia la sua forza, e credo che sia quello che mi ha insegnato di più. Io di mio sono una persona molto precisa e organizzata, non ho bisogno che anche il mondo intorno a me lo sia (questo è uno dei miei principali dubbi riguardo alla decisione di venire a vivere in Svezia). La spontaneità del mondo mediterraneo, la sovrapposizione di epoche e stili diversi, la mancanza di un ordine preciso tira fuori dalle persone la creatività che è in loro.
Quando sono venuta la prima volta in Svezia (aprile di quest'anno), mi ha spaventato l'ordine e la tranquillità che regnava qui. L'ho trovato inquietante. Ma credo che con il tempo ci si abitua e si impara ad apprezzarlo. A Barcellona mi sono anche resa conto che ormai non mi attirano le metropoli. Se fino a poco tempo fa amavo l'idea di vivere in una grande città, adesso credo che stia meglio in una città a misura d'uomo come è anche Örebro (anche se sinceramente la dimensione di Firenze era l'ideale). Almeno per il momento è così, ma queste cose vanno a periodi nella vita.
Questo viaggio ha avuto anche una colonna sonora: le note del Concerto di Aranjuez che ho sentito suonare per strada in più angoli della città (e un volantino pubblicizzava anche un concerto di Manuel Gonzalez che suonava proprio questo pezzo di Joaquín Rodrigo). Un perfetto sottofondo per un weekend romantico nel meraviglioso mondo mediterraneo.
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