mercoledì 3 novembre 2010

Una vita da comparatista

Sembra davvero il mio destino la comparazione. E' diventata per me il migliore strumento per imparare e scoprire, sia da giurista che nella vita privata. La comparazione giuridica mi ha aperto gli occhi e ha cambiato completamente la mia visione del diritto, così come l'esperienza di vivere in un paese estero ha cambiato tanti tratti della mia personalità (come aveva scritto un mio amico in un suo commento, ha "tirato fuori aspetti del mio carattere che sospettavo di avere ma che ancora non erano emersi in superficie").
(Avevo scritto una breve riflessione sulla comparazione nell'altro blog tempo fa.)

La mia situazione poi è particolare, in quanto questi tre paesi (Ungheria, Italia e Svezia) mi permettono di guardare l'Europa da tre angolazioni diverse: crescere in un paese dell'Europa dell'Est che ha una storia così particolare come l'Ungheria, parte della Mitteleuropa, isolata in mezzo ai paesi slavi con la sua lingua ugro-finnica, di un'identità complessa, e poi conoscere la cultura italiana e la mentalità mediterranea, culla della nostra cultura europea, così ricca di arte e storia, carica di umanità e di spontaneità, e poi arrivare in un paese dell'Europa del Nord, è un percorso secondo me molto fortunato.

Ci sono cose per cui la Svezia mi ricorda l'Ungheria, altre in cui è più simile all'Italia, e altre per cui invece non c'entra niente con nessuna delle due. Per certi versi l'Ungheria sembra una via di mezzo tra l'Italia e la Svezia. Volete sapere cosa accomuna la Svezia e l'Italia dal punto di vista di una persona che viene dall'Europa dell'Est? Più cose che immaginereste. Italia e Svezia sono due paesi ricchi che negli anni Sessanta e Settanta hanno vissuto una fase di crescita economica, mentre l'Ungheria era ancora un paese satellite dell'Unione Sovietica (sebbene fosse il paese più benestante del blocco sovietico, "la baracca più allegra del campo socialista" come si soleva chiamarla). Italia e Svezia furono entrambe protagonisti della storia d'Europa, a volte dominatori di altri popoli e colonizzatori (anche se in misura ovviamente molto minore dell'Inghilterra o della Spagna), mentre l'Ungheria, trovandosi in una zona cuscinetto tra est e ovest, ha subito numerose invasioni e tentativi di invasione (arrivarono i mongoli nel Duecento e poi i turchi nel Trecento), come però del resto pure l'Italia che è particolarmente esposta per via del Mar Mediterraneo. 
Ma a parte gli aspetti storici, posso dirvi anche che sia l'Italia che la Svezia sono popoli di mare, mentre l'Ungheria ha solo il lago Balaton (non per caso lo chiamiamo "il mare ungherese"), quindi non ha una cultura marinara (infatti, non si spiega come mai invece siamo così forti negli sport acquatici... nuoto, pallanuoto e canoa soprattutto).

Se volete capire l'identità complessa del popolo magiaro, vi consiglio di guardare e ascoltare una rockopera, "Stefano il Re" (István a király) scritto all'inizio degli anni Ottanta da una delle band più importanti della storia della musica ungherese, gli Illés. Qui sotto vedete due video. Al minuto 5:50 del primo inizia la scena del funerale del Principe Géza. La bara è seguita da un gruppo di preti  cristiani, invitati  dal principe Géza per convertire il popolo al cristianesimo, per cui suo figlio (battezzato István, cioè Stefano, secondo il rito cristiano) dovrà combattere Koppány, un altro capotribù magiaro che invece vede l'arrivo dei preti  da Roma come un'invasione di forze straniere, e pretende il trono in base al principio di anzianità, applicato dalle tribù magiare, mentre nell'Europa cristiana applicavano la regola della primogenitura. Al funerale del padre di Stefano la musica inizialmente è pagana, seguita dal Kyrie Eleison cantato dai preti. Le due melodie (quella pagana e quella cristiana) lentamente si fondono, e alla fine rimane soltanto il canto religioso dei preti. Questo pezzo della rockopera riassume e simboleggia le radici del mio paese. (Purtroppo è tagliato in due parti, continua nel secondo video.)


 

Questi video sono dalla registrazione del debutto, nel 1983, e rappresentano bene il clima dell'inizio degli anni Ottanta: una sempre maggiore apertura politica del paese e una sempre maggior libertà acquisita dagli artisti. Questa rockopera è diventata uno degli simboli del nostro cambio di regime. C'è stato uno spettacolo nel Népstadion (Stadio del Popolo, come lo chiamavano allora e fino a poco tempo fa, adesso si chiama Puskás Ferenc Stadion) nel 1990, appena dopo le prime elezioni democratiche, dove c'ero anch'io insieme ai miei genitori e ad altre sessantamila persone. E' un vero peccato che all'epoca fossi troppo piccola per comprendere l'emozione del momento... 
Ecco un video (purtroppo di pessima qualità) di quello spettacolo del 1990 nel Népstadion. Anch'io devo essere lì da qualche parte in una delle ultime file della scalinata. La canzone è una delle più famose della rockopera. (E' la danza di Torda, uno sciamano pagano.)

 

(Sarà che mi manca l'Ungheria? Ci torno domani! Dopo un'insolita assenza di quattro mesi...)

2 commenti:

gattosolitario ha detto...

Allora adesso mi devo mettere ad ascoltare : )

Troppo Svedese ha detto...

Grazie per il concetto storico-culturale di Mitteleuropa.