martedì 30 novembre 2010

Altre particolarità delle case svedesi

Nel primo post sulla nuova casa, ovviamente, non sono riuscita a raccontare tutto, ed è da tempo che stavo pensando di scriverne un altro. Oltre al bagno senza box doccia e bidet, il linoleum per terra, la lavanderia condominiale e l'immagine dell'omino impiccato da un bidone in ascensore, ci sono altre piccole particolarità che mi hanno colpito nella mia nuova abitazione. Premetto che tutto ciò vale per i palazzi condominiali comunali di una certa età, e non ho idea se sia vero anche per le case nuove. Andiamo con ordine...

Le finestre

Certamente finestre a doppio vetro, ma non è questa la novità, come neanche le veneziane tra i due vetri. Invece ho subito notato una strana lunga porticina al lato delle finestre che sembra far parte dell'infisso stesso. Siccome è difficile descriverla, le ho fatto una foto per farvela vedere.


(Scusate per la cattiva illuminazione, ma il contrasto con il bianco dell'esterno era proprio forte). Se apri questa porticina, vedi questo:


C'è un filtro dentro. E sulla prima foto potete notare una piccola valvola in alto su questa porticina (sì, lì nell'oscurità). Quella valvola piccola piccola serve per fare entrare aria! Per poter ricambiare l'aria in casa anche senza dover aprire la finestra. Credetemi che quando fuori tira un vento gelido di meno venti, la cosa si rivela di una certa utilità. C'è anche un'altra fessura lunga e stretta sopra le finestre che non ho fotografato. (Ancora non ho capito se abbiano funzioni differenti.)

La cassetta della posta

Non c'è. Invece c'è una fessura nella porta d'ingresso dell'appartamento, così che tutta la corrispondenza ti arriva direttamente in casa. Dato che il consumismo ha raggiunto anche la socialdemocratica Svezia, ciò significa tonnellate di pubblicità, offerte e giornalini da calpestare ogni sera che arrivi a casa e apri la porta. In più non è proprio piacevole sentire il botto della carta che casca per terra nell'ingresso in qualsiasi momento della giornata quando passa il postino o il ragazzo che distribuisce i volantini (senza bussare, naturalmente). Questa strana contraddizione della Svezia non l'ho ancora capita. Ma non erano loro che tengono la distanza e rispettano la tua privacy?!? A me decisamente non piace l'idea di avere un buco nella porta della mia casa dove chiunque può infilare qualsiasi cosa... (non è un buco neanche tanto stretto! sarà 25 per 6-7 centimetri).

Il citofono

Neanche questo c'è. La porta giù è aperta fino alle 21, dopodiché soltanto i condomini possono entrare con la chiave. Adesso, nell'era dei cellulari, la cosa non mette in particolare difficoltà gli abitanti, ma mi chiedo io come facevano vent'anni fa. Se volevi fare una visita a sorpresa a un tuo amico o semplicemente passavi di lì e volevi salutarlo dopo le 21 di sera, come facevi?!? La so la risposta: non lo facevi. (Anche perché mi è difficile immaginare uno svedese che urla davanti a una casa per attirare l'attenzione dell'amico che abita al quarto piano.) E ora che ci penso è anche abbastanza consono con lo stereotipo svedese: niente sorprese, tutto progettato (come i turni in lavanderia preprogrammati, limitati a massimo un bucato alla settimana), niente spontaneità, per carità!

Su questo punto urge un aggiornamento però. Nel 2010 gli svedesi sembrano essersi accorti di tale carenza. Qualche settimana fa mi era arrivata una lettera dal Comune (il mio padrone di casa) con un questionario in cui mi chiedevano se volevo che installassero il citofono nel nostro palazzo. Secondo il principio democratico lo installeranno se metà dei condomini lo desidera. Io ho risposto di non volerlo, data la quantità di persone che mi vengono a trovare in questa casa ogni giorno e la ormai fiorente era del cellulare e dello squillo (lo squillo: istituzione sconosciuta fuori dall'Italia, credetemi, pure un ungherese è capace di mandarti un sms solo per dirti "ok"), non trascurando poi il fatto che un po' mi aumenterebbe l'affitto. Proprio oggi mi è arrivata un'altra lettera in cui mi comunicano che più del 51% dei condomini ha scelto di installare il citofono, quindi adesso aspetto trepidante questa rivoluzione dei porttelefoner.

Oggi sono in vena sarcastica... si capisce, vero? ;)

venerdì 26 novembre 2010

Pippi e l'Europa dell'Est: ricordi d'infanzia

Stamattina il Doodle di Google mi informava che Pippi Calzalunghe oggi compie 65 anni. A questo punto devo confessare: prima di iniziare a interessarmi alla Svezia non avevo la minima idea di chi fosse questa Pippi! So che è molto famosa anche in Italia, ma io sono cresciuta in Ungheria e non l'ho mai conosciuta. Eppure anche la versione ungherese di Google la festeggia. Ma io "Harisnyás Pippi" non l'avevo mai sentita nominare quando ero piccola. Allora la cosa mi ha fatto incuriosire: sono l'unica imbecille che non la conosce o da noi davvero non era così popolare? Ho fatto una ricerca veloce su internet, ma non ho trovato granché. Né un video doppiato in ungherese, né un sito ungherese che la celebrasse. Nemmeno su Wikipedia niente... Comunque so che è stato tradotto in ungherese e pure i film sono stati trasmessi in tv, ma non mi sembra così tanto conosciuta. Può darsi che era famosa negli anni Settanta? Dovrei chiedere ai miei...

Astrid Lindgren (1907-2002)
Quindi, sarà stata famosa quarant'anni fa e poi finita nel dimenticatoio? Sinceramente, conoscendo la storia del mio paese, ho i miei dubbi... Sono cresciuta con cartoni completamente diversi dai bambini italiani o svedesi. Infatti, tra i miei amici italiani ha spesso destato stupore che ignoro completamente tutta la cultura "cartonistica" giapponese. Ricordo un allenamento di pallavolo interamente dedicato all'argomento, e ai ragazzi che mi prendevano in giro: come non conosci Mila e Shilo?!? Ebbene sì, non li conoscevo prima di andare in Italia. Sebbene fossimo soltanto a qualche centinaio di chilometri da voi, tra di noi c'era una cortina di ferro. E si sa che ogni dittatura degna di questo nome filtra quello che può arrivare nel paese, cultura e arte in primis.

Adesso colgo l'occasione per farvi vedere che cartoni guardavo io da piccola, insieme ai miei piccoli compagni dei paesi del blocco sovietico. Poi con gli anni Novanta è arrivato il cambio di regime e Disney... (io sono nata nel 1980). A dire la verità, negli Ottanta alcuni cartoni occidentali c'erano già (per esempio i simpaticissimi Puffi, in ungherese: Hupikék törpikék), ma non quelli giapponesi.

A kockásfülű nyúl (Il coniglio dalle orecchie a quadri), cartone animato ungherese:


Süsü, a sárkány (Süsü, il drago): un mito! Qualsiasi ungherese della mia età vi saprebbe cantare a memoria la canzoncina che sentite nell'intro. (E' un film, non una serie.)



Vuk (1981): cartone ungherese (di nuovo un film, non una serie). La storia di una piccola volpe (Vuk è il suo nome) che perde la propria famiglia e deve cavarsela da solo nella foresta.


A nagy ho-ho horgász (Il grande pe-pe pescatore): cartone animato ungherese



Mézga család: un cartone animato ungherese che hanno trasmesso anche in Italia, sotto il titolo La famiglia Mezil (Mézga era troppo difficile?!? Mezil suona turco più che ungherese... anche se è un cognome immaginario).


E per citare anche qualche cartone proveniente da altri paesi compagni che guardavo da piccola:

Lolka és Bolka (in originale Lolek i Bolek): cartone animato polacco muto



Kisvakond a városban (La piccola talpa in città): cartone animato cecoslovacco, qui doppiato in ungherese



E la lista potrebbe continuare ancora a lungo...

mercoledì 24 novembre 2010

False Friends

Trovo simpatica questa espressione "falsi amici". E' curioso che diano un nome così buffo a un concetto linguistico proprio ufficialmente, ma rende perfettamente il significato. Attento a queste parole che ti fregano! Sembrano amici, ma non lo sono! :)
Io sinceramente ne avevo sentito parlare la prima volta in vita mia quando mi hanno spiegato gli italiani di avere questa difficoltà in più con l'inglese. Quando studiavo l'inglese io (la lingua che iniziai a studiare già alle elementari, mentre l'italiano lo cominciai solo alle superiori), il problema non si è mai posto. Mentre tra l'italiano e l'inglese i falsi amici sono numerosi, tra l'ungherese e qualsiasi altra lingua gli esempi sono pochi. 
Tra l'ungherese e l'italiano c'è un solo falso amico: la parola kurva, che in ungherese (e non solo) è la parolaccia per prostituta. Questo è del resto un falso amico anche con lo svedese, che pure la scrive con la k. (Infatti, c'è una località adiacente a Stoccolma, Kungens Kurva, che fa proprio ridere gli ungheresi, perché sembra che si tratti della prostituta del re...)



Adesso, studiando lo svedese, mi diverto a scoprire i falsi amici con l'inglese. A sentire parlare gli svedesi può sembrare che siano fissati con la biancheria intima, ma il famoso bra che mettono in ogni frase in realtà non ha niente a che fare con il reggiseno, ma significa semplicemente bene. Poi, se una persona è dog, non vuol dire che è un cane, ma che è morta, che è cosa ben diversa... Oppure se uno svedese va a fare un semester, non è che sta via sei mesi, ma semplicemente va in vacanza. Se invece sta via per un timme, non è un'assenza a tempo indeterminato, ma solo per un'ora. Così, se ti chiedono se sei gift, non vogliono sapere se sei mai stato un regalo per qualcuno (per quanto possa sembrare un'idea poetica), ma semplicemente se sei sposato. (La stessa parola "gift" significa anche veleno in svedese, il che si presta a fraintendimenti più spiacevoli.)

E' divertente studiare le lingue, non è vero?

domenica 21 novembre 2010

Paperelle sulla neve

Ieri mattina quando sono uscita di casa mi sono imbattuta  in un gruppo di anatre sulla neve accanto al palazzo di fronte, e addirittura in una sola soletta sulla rampa del garage. Oggi sono andata a fotografarle. Abito a cento metri dal fiume.


Sembrava una vera e propria invasione di papere. Si sono avvicinate anche alle case.



Ma come fanno a non congelarsi in questa acqua? Non dovrebbero essere già in Africa loro?!? Avranno fatto male i conti... Effettivamente la neve è arrivata un po' presto quest'anno.


Si era intrufolato anche un estraneo:

 Alcune anatre erano in disparte a chiacchierare.


Altre in coppia:


Mi sono fermata a osservarle un po'. A un certo punto è arrivato un altro gruppetto di anatre, due maschi e tre femmine. Uno dei maschi ha iniziato a punzecchiare con il becco il maschio della coppia allontanandolo dalla femmina. Sarà stato geloso? :)

Curiosità: le papere in italiano fanno qua qua qua, in ungherese fanno háp háp háp.

venerdì 19 novembre 2010

Stato di avanzamento

Il titolo di questo post è in "dottorandesco" (lo stato di avanzamento è della tesi e deve essere presentato nella forma di una relazione alla fine di ogni anno o semestre), ma questa volta si riferisce alla mia permanenza in terra svedese. Oggi sono tre mesi che mi sono trasferita in Svezia, quindi è arrivato il momento di fare i primi conti. All'arrivo mi ero prefissata qualche missione, come forse ricordate, e dopo tre mesi posso già fare una valutazione circa la fattibilità di quei progetti extra lavoro.

Prima di tutto LA LINGUA. Speravo di essere più veloce nell'apprendimento dello svedese, ma purtroppo non riesco a dedicargli troppo tempo. Sto frequentando due corsi, ma entrambi consistono di una sola lezione alla settimana, e al corso del Comune l'insegnante sta procedendo con la velocità di una lumaca. Questa settimana sono arrivati dei nuovi studenti ancora e lui ci ha fatto ripetere l'alfabeto e altre cose  fatte mille volte. Il corso dell'università è più veloce ed utile, probabilmente perché l'insegnante è più  esigente. Lì ho appena iniziato il secondo corso, e sto aspettando il risultato dell'esame del primo.
Comunque non mi lamento, ho le mie piccole soddisfazioni. Oltre a salutare e ringraziare sempre in svedese, ognitanto riesco a mettere insieme una frase. Proprio oggi ho avuto una mini-conversazione con due colleghe che sono state molto gentili e pazienti con me. Il problema non è tanto come farmi capire, ma  piuttosto come capire loro. Purtroppo trovo ancora difficile comprenderli quando parlano, anche se ormai riesco a individuare diverse parole. La lettura va decisamente meglio.

In questo video invece il re svedese parla lentamente, quindi è abbastanza comprensibile. La regina invece parla con accento tedesco. Di quello che dicono Daniel e Victoria capisco poco, ma sono simpaticamente emozionati entrambi. Il titolo del video: Qui Victoria e Daniel parlano al popolo svedese per la prima volta.
 


Per quanto riguarda LA PALLAVOLO, non ho ancora trovato nessuna squadra, ma per ora ho sospeso la ricerca, perché non sento stabile il ginocchio. Mi sto rendendo conto che dovrei fare degli allenamenti pesanti per farmi la giusta muscolatura, e due volte un'oretta alla settimana in palestra non sono sufficienti, ma di più non ho voglia. Dopo un po' la palestra mi annoia, ma è l'unico modo adesso per muovermi un po' (poi ho una vita molto più sedentaria qui che a Firenze dove correvo tra mille lavori e andavo a lavorare a piedi). Le alternative sarebbero la corsa o il nuoto, ma gli sport monotoni purtroppo non fanno per me. Vedremo...
Il campionato nazionale dei professionisti è già cominciato, ma quando le ragazze di Örebro hanno fatto la loro prima partita ero a Stoccolma. Andrò senz'altro a vedere la prossima partita che giocheranno in casa, sono proprio curiosa, e l'atmosfera delle partite dal vivo mi è sempre piaciuta molto. Speriamo che ci sia un po' di pubblico...

Infine, quanto alla MISSIONE ARTE, avete visto i risultati... :) Qui a Örebro non ho ancora visitato la fortezza e il museo locale. Sto aspettando l'occasione per andarci magari in compagnia.

Nel mio post di fine agosto ho messo una foto chiedendovi di indovinare cosa raffigura  (parte di una statua famosa),  ma nessuno mi ha risposto. E' la mia foto preferita di Firenze (nel senso che la preferita tra quelle che ho fatto io). Adesso ci riprovo! :)

mercoledì 17 novembre 2010

Immagini d'inverno

Stamattina ho guardato fuori dalla finestra e ho trovato tutto ricoperto di bianco. Pure il cielo era bianco.


E così poi tutta la città e tutto il campus. Oggi c'erano meno tre gradi. Dopo pranzo mi è venuto un sonno incredibile e ho deciso di fare due passi fuori per svegliarmi e per scattare qualche foto. Il paesaggio era incantevole. L'erba, le piante e i rami spogli degli alberi ricoperti da uno strato di neve dai cristalli grossi.



Il campo dietro l'università sembrava un paesaggio lunare, tutto bianco, gli alberi sembravano essere fatti di vetro.




Un pastore tedesco correva contento in mezzo a queste colline ghiacciate. Lui e il suo padrone erano gli unici punti scuri nel grande bianco.


Si vede che non sono più abituata alla neve, perché questa visione mi ha proprio incantata. La sensazione e l'atmosfera mi erano familiari. Mi ricordava molto la volta in cui nove anni fa andai a trovare una mia amica (compagna di corso a Budapest) in Inghilterra. Fu l'anno in cui facevo l'Erasmus a Pisa, e dopo tre mesi di Italia arrivare nell'inverno inglese il contrasto fu proprio forte. Lei prese un anno "sabbatico" dall'università per fare la ragazza alla pari da una famiglia inglese a Windsor, per fare un'esperienza all'estero e migliorare il suo inglese (infatti, ora parla con un bell'accento britannico), e io mi approfittai del volo Ryanair Pisa-Londra per andare a trovarla. Windsor mi sembrava la città delle bambole, tutto piccolo, ordinato e decorato, e faceva molto freddo (io sinceramente la trovavo anche inquietante oltre che fiabesca...).
Qui invece niente inquietudine oggi, soltanto meraviglia.


Ecco anche una canzone da ascoltare guardando queste foto:


mercoledì 3 novembre 2010

Una vita da comparatista

Sembra davvero il mio destino la comparazione. E' diventata per me il migliore strumento per imparare e scoprire, sia da giurista che nella vita privata. La comparazione giuridica mi ha aperto gli occhi e ha cambiato completamente la mia visione del diritto, così come l'esperienza di vivere in un paese estero ha cambiato tanti tratti della mia personalità (come aveva scritto un mio amico in un suo commento, ha "tirato fuori aspetti del mio carattere che sospettavo di avere ma che ancora non erano emersi in superficie").
(Avevo scritto una breve riflessione sulla comparazione nell'altro blog tempo fa.)

La mia situazione poi è particolare, in quanto questi tre paesi (Ungheria, Italia e Svezia) mi permettono di guardare l'Europa da tre angolazioni diverse: crescere in un paese dell'Europa dell'Est che ha una storia così particolare come l'Ungheria, parte della Mitteleuropa, isolata in mezzo ai paesi slavi con la sua lingua ugro-finnica, di un'identità complessa, e poi conoscere la cultura italiana e la mentalità mediterranea, culla della nostra cultura europea, così ricca di arte e storia, carica di umanità e di spontaneità, e poi arrivare in un paese dell'Europa del Nord, è un percorso secondo me molto fortunato.

Ci sono cose per cui la Svezia mi ricorda l'Ungheria, altre in cui è più simile all'Italia, e altre per cui invece non c'entra niente con nessuna delle due. Per certi versi l'Ungheria sembra una via di mezzo tra l'Italia e la Svezia. Volete sapere cosa accomuna la Svezia e l'Italia dal punto di vista di una persona che viene dall'Europa dell'Est? Più cose che immaginereste. Italia e Svezia sono due paesi ricchi che negli anni Sessanta e Settanta hanno vissuto una fase di crescita economica, mentre l'Ungheria era ancora un paese satellite dell'Unione Sovietica (sebbene fosse il paese più benestante del blocco sovietico, "la baracca più allegra del campo socialista" come si soleva chiamarla). Italia e Svezia furono entrambe protagonisti della storia d'Europa, a volte dominatori di altri popoli e colonizzatori (anche se in misura ovviamente molto minore dell'Inghilterra o della Spagna), mentre l'Ungheria, trovandosi in una zona cuscinetto tra est e ovest, ha subito numerose invasioni e tentativi di invasione (arrivarono i mongoli nel Duecento e poi i turchi nel Trecento), come però del resto pure l'Italia che è particolarmente esposta per via del Mar Mediterraneo. 
Ma a parte gli aspetti storici, posso dirvi anche che sia l'Italia che la Svezia sono popoli di mare, mentre l'Ungheria ha solo il lago Balaton (non per caso lo chiamiamo "il mare ungherese"), quindi non ha una cultura marinara (infatti, non si spiega come mai invece siamo così forti negli sport acquatici... nuoto, pallanuoto e canoa soprattutto).

Se volete capire l'identità complessa del popolo magiaro, vi consiglio di guardare e ascoltare una rockopera, "Stefano il Re" (István a király) scritto all'inizio degli anni Ottanta da una delle band più importanti della storia della musica ungherese, gli Illés. Qui sotto vedete due video. Al minuto 5:50 del primo inizia la scena del funerale del Principe Géza. La bara è seguita da un gruppo di preti  cristiani, invitati  dal principe Géza per convertire il popolo al cristianesimo, per cui suo figlio (battezzato István, cioè Stefano, secondo il rito cristiano) dovrà combattere Koppány, un altro capotribù magiaro che invece vede l'arrivo dei preti  da Roma come un'invasione di forze straniere, e pretende il trono in base al principio di anzianità, applicato dalle tribù magiare, mentre nell'Europa cristiana applicavano la regola della primogenitura. Al funerale del padre di Stefano la musica inizialmente è pagana, seguita dal Kyrie Eleison cantato dai preti. Le due melodie (quella pagana e quella cristiana) lentamente si fondono, e alla fine rimane soltanto il canto religioso dei preti. Questo pezzo della rockopera riassume e simboleggia le radici del mio paese. (Purtroppo è tagliato in due parti, continua nel secondo video.)


 

Questi video sono dalla registrazione del debutto, nel 1983, e rappresentano bene il clima dell'inizio degli anni Ottanta: una sempre maggiore apertura politica del paese e una sempre maggior libertà acquisita dagli artisti. Questa rockopera è diventata uno degli simboli del nostro cambio di regime. C'è stato uno spettacolo nel Népstadion (Stadio del Popolo, come lo chiamavano allora e fino a poco tempo fa, adesso si chiama Puskás Ferenc Stadion) nel 1990, appena dopo le prime elezioni democratiche, dove c'ero anch'io insieme ai miei genitori e ad altre sessantamila persone. E' un vero peccato che all'epoca fossi troppo piccola per comprendere l'emozione del momento... 
Ecco un video (purtroppo di pessima qualità) di quello spettacolo del 1990 nel Népstadion. Anch'io devo essere lì da qualche parte in una delle ultime file della scalinata. La canzone è una delle più famose della rockopera. (E' la danza di Torda, uno sciamano pagano.)

 

(Sarà che mi manca l'Ungheria? Ci torno domani! Dopo un'insolita assenza di quattro mesi...)

lunedì 1 novembre 2010

Particolari dal Nationalmuseum di Stoccolma - Parte Seconda

Nel primo post ho raccontato delle mostre temporanee che ho visto al Nationalmuseum. Adesso continuo con  le opere della mostra permanente che è allestita al secondo piano. Purtroppo non sono riuscita a ritrovare in rete le immagini di tutte le opere che in un modo o l'altro mi hanno colpito, o delle quali ho notato un particolare interessante, ma ve ne posso mostrare alcune. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Frans Hals (1582/83-1666): ritratto di Daniel van Aken. In questo ritratto ho notato l'anello sul mignolo della mano sinistra. Chissà qual era il significato di un anello (che sembra una fede) portato sul mignolo, se ce l'aveva affatto...

Una cosa strana dell'esposizione era il fatto che non era mai indicata la data delle opere, soltanto la data di nascita e di morte dell'artista. Io avevo preso l'audioguida per ascoltare un po' di spiegazioni, e il narratore spesso rivelava anche l'anno in cui il quadro fu dipinto, ma la data non era mai scritta accanto al titolo. Chissà come mai... E' una carenza notevole per chi visita il museo senza l'audioguida.

Caesar van Everdingen (1617-1678): Jupiter e Callisto. Ci sono diversi bei particolari in questo quadro del 1655: la maschera di Diana in alto a sinistra, il cane che annusa, e il volto di Jupiter (cioè Zeus) che è un autoritratto del pittore olandese. La storia di Zeus e Callisto la trovate qui.

Hendrick Cornelisz van Vliet (1611/12-1675): L'interno della chiesa Nieuwe Kerk di Delft. Guardate questo dipinto che sembra una foto per quanto è realistico. Notate i cani che gironzolano in chiesa!
In realtà non so se è proprio questo il quadro che si trova a Stoccolma, perché van Vliet ne ha fatto diversi che ritraggono l'interno di questa chiesa (Delft si trova nei Paesi Bassi).


Alexander Roslin (1718-1793): La donna velata (The Lady with the Veil). Per mostrarvi anche un pittore svedese (i primi tre erano tutti olandesi), ecco questo ritrattista che visse nel Settecento. Pur essendo svedese (nato nello Skåne, la regione più a sud della Svezia), visse gran parte della sua vita a Parigi. Questo è forse il suo ritratto più conosciuto (se ricordo bene l'audioguida spiegava che la donna ritratta avesse un occhio non sano, e il pittore scelse di usare il velo per nasconderlo invece che dipingerla di profilo, come avrebbero fatto altri pittori).

A me invece è  piaciuto ancora di più un altro quadro di Roslin, che dipinse in Russia dove fu invitata da Caterina la Grande e ritrae una bella principessa moldava, Zoie Ghika, nel 1777 (qui a sinistra).
E per finire, due statue che fanno parte della collezione del Nationalmuseum. Johan Tobias Sergel (1740-1814): Amore e Psyche, del 1787. Sergel è uno scultore svedese, anche se di padre tedesco, che studiò a Parigi e poi visse a Roma per diversi anni, dove scolpì anche questa statua da un blocco di marmo di Carrara.

Infine, una statua di bronzo francesissima, non solo per l'artista ma anche per il soggetto: Francois Rude (1784-1855): La Marseillaise. (Questa foto l'ho scattata io. In fondo a destra vedete un quadro di Cézanne che  mi era già familiare, perché uno molto simile fece parte di una mostra temporanea in Palazzo Strozzi ed era anche l'immagine con cui pubblicizzavano la mostra in giro per Firenze tre anni fa.)

Mi aveva incuriosito anche un busto di Joseph Nollekens (1737-1823) di una certa Lady Maria Stella Newburg, Comtesse von Ungern-Sternberg, ma purtroppo non sono riuscita a trovare nessuna informazione in rete di lei. Chissà se Ungern si riferisce a un'origine ungherese. A giudicare da un suo famigerato omonimo, non sembrerebbe...

Stranamente non c'erano tantissime opere italiane (come in tanti musei del mondo). Ho notato soltanto un San Sebastiano del Perugino e un Cristo di Giovanni Bellini.