giovedì 8 novembre 2012

Di formalità e cortesia in Svezia

Chiunque cresciuto in un altro paese europeo (fuori dalla Scandinavia) che si trasferisce in Svezia, dopo poco si rende conto dell'informalità dei rapporti sociali tra gli svedesi. O meglio, dell'assenza di formalità nei rapporti. E anche dei gesti di cortesia. Fatico ancora ad abituarmi al fatto che in palestra nello spogliatoio la gente non si saluta. A me viene naturale salutare quando entro, anche se ci sono ragazze che non ho mai visto prima in vita mia. Invece capita spesso che addirittura non mi rispondono. Quando sono io a trovarmi nello spogliatoio le persone che entrano non salutano mai. Ormai dopo due anni posso affermare che è la regola. Vabbè, cultura diversa... mi rassegno.

Che gli uomini svedesi non siano "premurosi"* nei confronti delle donne è una cosa a cui non ci avrei neanche fatto caso se altri non me lo facevano notare, perché non gli ho mai dato alcuna importanza. Ma che gli studenti si rivolgano a me come se fossi una loro compagna di banco continua a sorprendermi. O, meglio, a farmi sorridere. Questa cosa si nota soprattutto nella comunicazione scritta, meno in quella verbale. (A parte che a me fa ancora strano salutare una persona anziana con un "Hej!"...) Le email degli studenti Erasmus (francesi, spagnoli, tedeschi o italiani che siano) hanno uno stile decisamente diverso dalle email degli studenti svedesi. La differenza è proprio eclatante. Per portare un esempio, una volta tempo fa mi è arrivata una mail da una studentessa svedese che conteneva la seguente frase (traduco in italiano): "non riesco a trovare questa cosa x nelle tue istruzioni, mentre l'ho cercato. sono cieca o cosa?" A dir poco sono rimasta basita... Ma vi immaginate uno studente italiano scrivere una frase del genere a un professore? Va bene che non sono un professorone, ma un'insegnante giovane, ma comunque... In altri paesi europei succederebbe difficilmente. Le mail degli studenti svedesi cominciano con "Hi!" pure in inglese, quelle degli studenti francesi/spagnoli/ecc. con "Dear Madam/ Dear Ms. X". 

A me fa proprio sorridere questa differenza culturale. Non posso dire che mi piaccia, ma mi rassegno. Non è che ci posso fare molto. A me non dispiaceva stare attenta allo stile quando parlavo o scrivevo a un professore. La cortesia è eleganza. A chi è abituato all'eleganza della forma in certi contesti e rapporti gli svedesi a volte possono sembrare rozzi. Secondo me fare differenza nel tuo modo di parlare e di scrivere a seconda a chi ti rivolgi arricchisce sia la lingua che la società invece di impoverirle. Ma questa è la mia opinione personale. Ci sono quelli che preferiscono l'uguaglianza totale e incondizionata a tutti i costi. Voi che ne pensate?

Per quanto ho capito io, non è sempre stato così in Svezia. Fino agli anni Sessanta, per esempio, la lingua svedese conosceva il "Lei". Fu semplicemente abolito dal c.d. Du-reformen. Ne ha scritto Daniele nel suo blog qui. Pur essendo abituata all'uso del Lei sia in ungherese che in italiano, la sua assenza di per sé non mi dà assolutamente fastidio. Non ce l'ha neanche l'inglese. Nonostante ciò ho l'impressione che gli inglesi siano molto più formali ed eleganti nel loro modo di parlare in contesti ufficiali. Però sarei contenta di sentire opinioni contrarie da coloro che vivono in Svezia da più a lungo...

* Qua sarebbe perfetto l'aggettivo ungherese előzékeny, e ho avuto un po' di difficoltà a trovare la parola giusta in italiano. Premuroso? Educato? Cortese? Quale parola si usa per l'uomo che cede il posto alla donna, le apre la porta, le aiuta a mettersi la giaccia, ecc.? (Előzékeny letteralmente significa dare precedenza all'altra persona.)

Aggiornamento: mi è già arrivata la risposta. In italiano si dice "galante"! :)

10 commenti:

lafattaturchina ha detto...

Io invece adoro - specie in ambito universitario - l'assenza di formalità svedese. In Italia la formalità tra studenti e professori, secondo me, è solo un modo per rimarcare quell'atteggiamento che molti docenti hanno. Ovvero, "io professore = verità assoluta e totale conoscenza, tu studente = nullità ignorante (e che nel 99% dei casi mi sta pure infastidendo!)".

Kata ha detto...

L'Italia eccede in un senso, la Svezia nell'altro. La meglio sarebbe una via di mezzo. Devo dire che io sono stata fortunata con i miei professori fiorentini che erano delle bravissime persone e non avevano affatto l'atteggiamento da te descritto. E' chiaro che poi non sono tutti così.
Di sicuro in Svezia il rispetto degli studenti va guadagnato, non è che ce l'hai automaticamente, e questo di per sé è anche giusto. Ma un'istruzione universitaria dominata dagli studenti e dalle loro comodità sinceramente non mi entusiasma. Non mi avrebbe entusiasmato neanche da studente.

Morgaine le Fée ha detto...

Ho l'impressione che, come in inglese, ci siano situazioni in cui gli svedesi riescono ad esprimere formalitá nonostante il 'du', lo fanno formulando le domande in un certo modo.
A me non dispiace comunque l'informalitá, all'inizio sembrava strano anche a me apostrofare il mio capo sessantenne con un hej e du, poi ci ho fatto l'abitudine, non ci faccio nemmeno piú caso.
Preferisco cosí piuttosto che in germania, dove mi chiamavano Frau Doktor e mi guardavano con un' aria da " tu brutta pezzente italiana".
Il mio Vikingo invece si lamenta spesso che io sono resistente a farmi aiutare.
Io sono positivamente sorpresa dal ricevere un hej alle casse al supermercato qui, mentre in Italia manco mi guardano.

Kata ha detto...

@Morgaine: grazie del commento. La tua positività è rassicurante. :) Il post è stato un po' uno sfogo che ho scritto di getto dopo che per l'ennesima volta ci sono rimasta male perché nello spogliatoio non avevano risposto al mio saluto. Comunque è vero che al supermercato i cassieri salutano sempre. In realtà fa anche parte del loro lavoro (lo so che dovrebbe essere così anche in Italia).

Giulia ha detto...

Mancanza del "Lei" a parte, la formalità esiste anche qui, solo che si esprime in modo più sottile (e maledettamente difficile da imparare visto che non te lo insegna nessuno). Così come esiste la gerarchia anche se superficialmente sembra di no, ma nessun servizio o posto di lavoro potrebbe funzionare senza un leader. Certo che anche il leader il rispetto deve guadagnarselo, non viene automatico. Comunque sulla questione del rispetto per l'insegnante sono d'accordo con te, e credo che a quella studentessa avrei risposto male o perlomeno piccata :D
Sul salutare: qui ho notato che vige quasi un tabù del salutare chi non si conosce (a parte commessi, camerieri ecc) - anche tra vicini di casa si scambia al massimo un "Hej" a meno che non sia capitato di conversare un paio di volte. Agli svedesi si insegna fin da piccoli ad essere autosufficienti e disturbare gli altri il meno possibile e questo è il risultato. Del resto una volta ho letto il Galateo italiano degli anni '70 e anche lì diceva che è ineducato salutare chi non si conosce, per esempio non si deve salutare entrando in ascensore e direi che lo spogliatoio rientra nello stesso caso. Non così diverso quindi.
La galanteria degli uomini verso le donne sembra quasi sia stata abolita per legge in Svezia... nessuno si azzarda! A me sinceramente non dà fastidio, anzi io trovavo imbarazzante il mio prof italiano che, gentiluomo d'altri tempi, mi apriva puntigliosamente ogni porta che dovevamo attraversare! Una galanteria così spiccata, la trovo un modo per sottolineare la differenza dei ruoli e siccome oggi i ruoli non sono più quelli di una volta, non ne capisco bene il senso. Trovo invece sensato che se per esempio devo portare un oggetto pesante, un amico maschio si offra di darmi una mano, visto che probabilmente è più forte di me (ma non mi offendo se non lo fa). Quest'ultimo aspetto secondo me manca qui in Svezia, perché gli uomini hanno paura di offendere una donna se si offrono di aiutarla in qualcosa. O forse chiunque ha paura di offendere un'altra persona se si offre di farle un piacere, a meno che la situazione non lo richieda molto chiaramente. Poiché ho notato molte volte che gli svedesi, in media, sono disponibili ad aiutarti in caso di evidente necessità (es auto bloccata dalla neve, bambina caduta in autobus) non credo si tratti di scortesia, ma proprio di un riserbo esagerato a farsi i fatti tuoi se non strettamente necessario. È come se ragionassero "se io ti aiuto vuol dire che penso che non lo sai fare da solo, quindi ti offendo". Non so se ci azzecco, ma è un'impressione molto forte che ho da un po'. Ed è un peccato, perché la cortesia fa piacere e scalda i rapporti umani.

Kata ha detto...

@Giulia: io evito sempre di rispondere male. In realtà non sarebbe neanche nella mia natura (rispondere male).
Grazie della tua opinione riguardo al salutare/non salutare. Mi sembra una spiegazione plausibile. Infatti, la mia perplessità riguarda non tanto la gentilezza degli svedesi (non c'è alcun dubbio che sono persone gentili), ma il calore umano che (non) c'è dietro. Da questo punto di vista tra il Mediterraneo e la Scandinavia c'è un innegabile abisso. Forse se venivo direttamente dall'Ungheria sentivo meno il contrasto.

Giulia ha detto...

Non volevo dire risponderle male nel senso di insultarla, solo farle capire che non hai gradito il suo modo di esprimersi. La ragazza è stata arrogante nei tuoi riguardi e secondo me rintuzzare gli arroganti è un dovere civico :D. Un minimo di rispetto per il lavoro altrui lo si deve a tutti.
I tuoi problemi con la freddezza scandinava sono gli stessi che ho avuto io all'inizio. Anzi, ce li ho pure adesso, ma va sempre meglio. Un po' alla volta si fa l'abitudine alle loro "stranezze" (stranezze viste da noi) e si impara a leggere il loro linguaggio corporeo e a leggere tra le righe nei loro discorsi. Ci vuole pazienza e non bisogna scoraggiarsi, non sono davvero stoccafissi come sembrano, hanno solo un modo di comunicare molto diverso e parecchi decibel emotivi di meno :). Comunque non sei solo tu che provi fastidio per il modo di comportarsi degli svenski, ho sentito le stesse identiche impressioni da spagnoli, austriaci, polacchi, gente dei balcani e altri europei in genere (con la possibile eccezione dei tedeschi) e perfino da svedesi che hanno vissuto all'estero.

Kata ha detto...

@Giulia: sì, me lo immaginavo che non intendevi che uno debba insultarli, ma io in ogni caso non sono mai stata brava a gestire l'arroganza. E' un mio limite. Mi colgono sempre di sorpresa e non so come reagire. Nel caso concreto le ho risposto semplicemente dandole le indicazioni che cercava, con tono neutro.
Per quanto riguarda il discorso più generale, è ovvio che a 30 anni non è facile cambiare paese. Da studenti è molto più facile. Quando lavori è più difficile fare nuove amicizie, indipendentemente dal paese. La mentalità svedese certo non la rende più facile per niente. Credo che la soluzione sia (invece di sforzarsi di cambiare per cui ormai è un po' tardi, essendo troppo "vecchia") è cercare di concentrarsi sui lati positivi di questo paese, che per fortuna ce ne sono. Del resto in Italia avevo altri problemi. La perfezione non esiste.

Antonio ha detto...

Dovrei mandarti una mail per chiederti informazioni si come raggiungere la Svezia da Budapest. Come faccio?
Se vuoi contattami direttamente tu antonio.nicoli@gmail.com

Kata ha detto...

@Antonio: adesso ci sono davvero un sacco di voli da Budapest verso la Svezia. C'è sia Ryanair che Wizzair (per Skavsta e per Göteborg), più la Norwegian per Arlanda. Comunque ti ho mandato una mail, così hai il mio indirizzo.