domenica 6 ottobre 2013

Una vita comoda (Filosofeggiando...)

Quando mi chiedono "Ma com'è la vita in Svezia?" (e capita spesso), generalmente dopo un momento di esitazione rispondo che "è una vita comoda". Certamente è sempre riduttivo descrivere un paese o una vita con un aggettivo solo, ma se devo sceglierne uno per la vita svedese, mi viene in mente "comodo". Qualche volta ci rifletto e per ora arrivo sempre alla stessa conclusione: la vita svedese è comoda. Dopo quella italiana poi...

Si potrebbe usare anche tanti altri aggettivi. Per esempio confortevole, tranquilla, sicura, prevedibile. Ma "confortevole" porta in sé un giudizio valutativo positivo, mentre "comodo" riflette bene la doppia faccia del concetto. "Tranquilla" poi lo sono io di mio, quindi per me non è una novità. "Sicurezza" e "prevedibilità", infine, sono sempre solo un'illusione, anche se certo è che qua questa illusione è parecchio forte. E' poco umile però pensare che la vita sia prevedibile. Potrei anche dire "una vita piatta", ma sarebbe troppo negativo e sarei ingiusta nei confronti della Svezia. Se uno ha una vita piatta, deve guardare dentro sé stesso invece di incolpare l'ambiente circostante. La vita è interessante in ogni circostanza se vissuta con curiosità e spirito di iniziativa.

Se invece dovessi descrivere la vita in Italia, in base alla mia esperienza di circa sette anni vissuti lì, userei l'aggettivo "stimolante". Una vita che di comodo ha ben poco. Non è né tranquilla, né sicura, né prevedibile, ma è piena di stimoli di tutti i tipi. Stimoli visivi, gustativi, emotivi ed interpersonali. Una vita che non ti lascia mai in pace, che ti sfida continuamente, stancante e arricchente allo stesso tempo. Della vita in Italia ci si può stancare, anzi, ci si può stufare, ma rimanere indifferenti mai. E' una vita piena di emozioni, positive o negative che siano (vedi questo post dell'anno scorso).

Nella mia mente scorrono mille pensieri riguardo a questo discorso, questo confronto tra "comodo" e "stimolante" che sembrano essere qualità incompatibili o comunque distanti. La vita svedese è comoda, perché qua le cose funzionano. Si è praticamente viziati dai servizi pubblici e da coloro che lavorano nel settore pubblico, con poche eccezioni. Si è informati su ogni minimo dettaglio, e tutto è spiegato a un livello intellettivo di un bambino di dieci anni (che talvolta rasenta il ridicolo, ma posso immaginare che ci siano persone che ne hanno davvero bisogno). Il punto è che qua raramente ti devi "arrangiare", come succede in Italia, ma anche in altri paesi. Ci sono lo stato e il comune con i loro servizi che pensano a te. E questo è vero anche per l'istruzione universitaria. Gli studenti sono serviti e coccolati.

La mia domanda è, e non smetterò mai di farmela: ma è questa la chiave della felicità? La comodità? Lo so che chi non ce l'ha se la sogna, e non voglio sminuire la sua importanza, ma neanche elevarla su un piedistallo come un valore fondamentale della vita. La comodità tranquillizza e appiattisce allo stesso tempo e non è affatto una garanzia di serenità. Adoro questa parola, "serenità", che ho imparato in Italia. Ne ho già scritto qui una volta, come esempio di espressione italianissima. Per raggiungere la serenità ci vuole soprattutto pace interiore che non ha nulla a che vedere con la comodità. Però almeno non sono concetti incompatibili...

Questo discorso potrebbe portare molto lontano, e riconosco che è un filosofeggiare senza fine e senza concretezza, ma è nella mia natura fare riflessioni del genere ognitanto. E' come un esercizio per la mente, e capita che mi aiuti a comprendere qualcosa di nuovo. Quel che ho capito questa volta è che la vita comoda ha un suo prezzo: la quantità ridotta di stimoli. Non è una tragedia. Semplicemente ti devi impegnare il doppio per trovarli o crearteli e per vedere quegli stimoli ridotti che trovi come tali.

Il mio problema è che io, non essendo una persona creativa di natura, ho bisogno di stimoli esterni che tirino fuori il mio lato creativo. E' un mio limite, lo riconosco, ma è importante conoscere sé stessi per poter vivere una vita serena. Confesso che oltre a cercare di impegnarmi in questo senso in Svezia, uso anche una scorciatoia: torno in Italia quando posso per ricaricarmi di stimoli (visivi, gustativi ed interpersonali). Da adesso però, per via del regalo di Natale in arrivo, per i prossimi cinque-sei mesi almeno non lascierò la Svezia. Vediamo come la vivrò questa cosa. A parte che credo che dopo Natale la vita comoda sarà un lontano ricordo per un paio d'anni almeno... :)

giovedì 26 settembre 2013

L'asta immobiliare

Ero tentata a intitolare questo post "Dove gli svedesi impazziscono", ma poi ho optato per un titolo più sobrio e chiaro (come mi capita spesso). Però, anche se chiaramente ironico, è un po' vero. E non è facile vedere gli svedesi comportarsi in maniera impulsiva. "Vedere" per modo di dire, perché l'asta si svolge a distanza, su internet o via sms. Sì, avete letto bene, si può partecipare all'asta via sms. Una volta che l'agente ti ha visto al visning (vedi sotto) ed ha accertato che dietro quel numero di cellulare ci sei tu, non si preoccupa più delle formalità e accetta le offerte via sms. Anche perché le offerte non sono vincolanti, ci si può ritirare fino all'ultimo momento, cioè fino alla firma del contratto. E questo vale per entrambe le parti, anche per il venditore.

Avendo visto decine di appartamenti negli ultimi mesi e partecipato a ben cinque aste, ci siamo fatti un'idea abbastanza chiara di come funzioni questo sistema. E' molto ben organizzato e trasparente, niente da dire. Però questa cosa dell'asta è un po' stressante. Ti ritrovi ad aspettare gli sms con le eventuali maggiori offerte come si aspettano i messaggi del ragazzo/a dopo il primo appuntamento. Solo che qui speri che non arrivino.

Come ho accennato nel post precedente sulle compravendite immobiliari in Svezia, questo è un momento storico particolare, in quanto - al contrario dell'Italia e dell'Ungheria - c'è una notevole domanda per le abitazioni che il mercato per ora non riesce a soddisfare. Consequentemente i prezzi stanno salendo e di fretta. Qui a Örebro sono sempre abbastanza convenienti. Diciamo che adesso sono già allo stesso livello di Pontedera (provincia di Pisa), ma non ancora a quello di Firenze. Però se continua così, ci si arriva presto (dato che in Italia, invece, i prezzi stanno calando). Nelle grandi città (Stoccolma e Göteborg in primis) i prezzi sono molto più elevati. (Se volete farvi un'idea più precisa dei prezzi, fatevi un giro su www.hemnet.se.)

L'efficienza svedese vuole che ogni casa in vendita tramite un'agenzia immobiliare sia aperta al pubblico per un'ora in un determinato giorno prestabilito e pubblicizzato (öppen visning). Può andare a vederla chiunque, non è necessario iscriversi in anticipo o contattare l'agenzia prima in alcun modo. E' possibile registrarsi per poter essere avvisati per tempo dell'eventuale cancellazione del visning, ma non è obbligatorio. Quando invece ti presenti in quell'occasione, alla porta ti attende un agente che ti chiede nome e numero di telefono. Il giorno dopo chiamerà tutti per chiedere se sono interessati a fare un'offerta. Nell'annuncio dell'immobile è indicato un prezzo minimo, cioè un prezzo di partenza per l'asta (avgångspris). E' comunque possibile partire con un'offerta più bassa. Se nessuno offre di più, spetterà al proprietario decidere se accettare la somma più bassa o meno.

Come dicevo, le offerte fatte all'asta non sono vincolanti, e neanche il proprietario è obbligato a vendere la casa al vincitore. Può benissimo scegliere uno degli altri offerenti o anche qualcuno che all'asta non ha partecipato (in ogni caso dovrà pagare però la percentuale sul prezzo all'agente immobiliare). A noi è subito parso sospetto questo sistema, forse sono preconcetti italo-ungheresi, che potrebbe essere esposto a "giochini sporchi" da parte del venditore. Mettiamo che chieda a un amico di partecipare all'asta per far aumentare il prezzo finché non ci sono più altre offerte, poi però decide di vendere la casa al secondo offerente. Non so come facciano ad evitare che questo accada, e non ho idea se accade mai. Il pensiero ci è venuto perché in questo periodo effettivamente i prezzi salgono verticosamente alle aste, anche del 30-40%, almeno per quanto riguarda la categoria più richiesta di immobili, gli appartamenti di due-tre stanze (cioè salotto più una o due camere da letto) in città.

E cosa succede una volta che hai vinto l'asta? Non è il nostro caso, dato che non siamo stati il miglior offerente in nessuna delle cinque aste alle quali abbiamo partecipato. Ma ho capito che poi tutto va molto veloce e liscio. Il contratto di compravendita generalmente viene stipulato nel giro di una settimana dopo la fine dell'asta, se né l'offerente né il proprietario si ritirano. Ma della procedura di compravendita magari racconto in un altro post...

sabato 31 agosto 2013

Risposte varie sull'Ungheria e sull'ungherese

Da tanto non seguivo più le chiavi di ricerca che portano i lettori casuali sul mio blog, mentre è una lettura assai interessante, talvolta anche divertente. Il fatto è che come cresce il contenuto del blog, anche le chiavi di ricerca che portano qui diventano più numerose. Adesso però gli ho dato un'occhiata, e mi fa piacere vedere che ce ne sono molte che riguardano il mio paese o la mia lingua, tutte scritte in italiano naturalmente, quindi da italiani. Visto che ho il privilegio di poter fare queste ricerche anche in ungherese, allora ecco qualche risposta. Magari possono essere utili.

Dell'Ungheria e degli ungheresi

- Ungheria paesaggi:  digita in Google Immagini "Magyarország tájképek" (Ungheria paesaggi) oppure "Bükk képek", "Hortobágy képek", "Mátra képek", "Dunakanyar képek" (sono alcune zone dell'Ungheria).

- divorzi in Ungheria: Tanti. Secondo le statistiche mediamente 24-25 mila all'anno, mentre si contraggono circa 45 mila matrimoni all'anno. Dati qui (in ungherese). Con questi numeri l'Ungheria è nella media europea.

- festa della regina in Ungheria agosto: khmmm, quasi... Forse voleva scrivere "festa del re". E' la festa di Santo Stefano, il primo re dell'Ungheria, incoronato nell'anno 1000, che si è convertito al cristianesimo. La festa è il 20 agosto. Di feste nazionali ungheresi ho raccontato un po' qua. Di questa in particolare potete leggere di più qui (in italiano).

- acquista auto in Ungheria: per le macchine usate ecco questo sito qua (in ungherese, purtroppo, o naturalmente): www.hasznaltauto.hu. L'ho usato anch'io qualche anno fa (va bene, quasi dieci anni fa) l'ultima volta che ho comprato una macchina in Ungheria. E' un ottimo motore di ricerca con una banca dati enorme. Si può cercare in base a tutti criteri possibili immaginabili. Però il grande svantaggio di comprare una macchina usata in Ungheria è che molto spesso il concessionario non ti dà un anno di garanzia, come in Italia, quindi attenti. Le macchine nuove credo che abbiano gli stessi prezzi che in Italia.

- com'è il pane in Ungheria: buonooo! Quello classico è bianco e soffice, l'opposto del pane toscano. Ecco un'immagine ed ecco un video della ricetta (narrato in ungherese). Si prepara con il lievito naturale o lievito madre ("kovász"  in ungherese), quindi una miscela di farina e acqua fermentata in casa, la stessa che si usa per la pizza napoletana.

- spirito maschio ungherese com'è?: haha :) Se si parla di stereotipi, il maschio ungherese è galantuomo, riservato, non disdegna l'alcool per divertirsi, ha pochi capi nell'armadio, in generale non cura molto il suo aspetto fisico, non fa le faccende di casa, ma magari gli piace cucinare ed è buongustaio. Però si parla di generalizzazioni, sia chiaro.

- canzoni in ungherese anni 90: di che genere? In questo video trovi una selezione delle canzoni dance/techno più popolari di quel decade. Oppure in questa lista su YouTube trovi anche canzoni di altro genere.

- i cantanti ungheresi con più successo: Parliamo di cantautori/cantautrici quindi? Ovviamente tantissimi. Eccone un paio (di alcuni di loro ho anche riportato e tradotto una canzone su questo blog): Ákos (il mio preferito), Zorán, Bródy János, Fenyő Miklós, Horváth Charlie, Zámbó Jimmy, Koncz Zsuzsa, Demjén Ferenc, Komár László... (non tutti loro mi piacciono).

Della lingua ungherese

- cuore ungherese svedese italiano: (forse cercava proprio il mio blog e non la traduzione della parola, ma nel dubbio...) "szív" (in ungherese, pronunciasi 'siiv') e "hjärta" (in svedese, pronunciasi 'jerta', ma la 'r' non si sente quasi).

- dove sei in ungherese: "Hol vagy?"

- rito del 25o matrimonio in ungherese: cioè del 25esimo anniversario? Nozze di argento in ungherese si dice "ezüstlakodalom". Del rito non so molto, ma cercando su Google ho trovato una canzone di Katalin Karády (una delle voci più importanti della scena musicale ungherese degli anni Quaranta) con questo titolo.

- significato szer: domanda difficile... Questa parolina può voler dire tante cose e si trova anche in numerose parole composte. E' un sostantivo. A me la prima cosa che mi viene in mente se la sento dire è un attrezzo di ginnastica (per es. anelli, cavallo, trave), che infatti ungherese si chiama "szertorna". Ma forse il suo significato più comune è "sostanza", per es. un medicinale o detersivo. E' anche la radice del verbo "szerel" che significa assemblare, montare, riparare.

- come leggere vocali ungherese: domanda da un milione di dollari. Ci vuole un sito che "parla". Questo è un ottimo dizionario ungherese-inglese/italiano/tedesco/francese/etc. online dove potete anche ascoltare la pronuncia dei singoli voci: SZTAKI.

- video di buon compleanno in lingua ungherese: eccone un paio: 1 (questo è degli anni Ottanta, quindi perfetto per le persone della mia generazione che sono cresciute con questa canzoncina di "Buon compleanno), 2 (dello stesso periodo, però meno conosciuta), 3 (una poesia d'amore, con musica più recente), e tanti altri.... Basta digitare in YouTube "Boldog születésnapot".

- come si dice buona notte in ungherese: "Jó éjszakát!", o la versione breve "Jó éjt!"

- come si scrive ti amo con il mio cuore in ungherese: così non si dice... non suona bene. Letteralmente sarebbe "szívemmel szeretlek". Magari è meglio però "Ti amo con tutto il cuore" => "Teljes szívből szeretlek".

è difficile l'ungherese: eh già...

- bestemmie ungheresi: mmm, mi rifiuto...

Non ho incluso le chiavi di ricerca che si riferivano a qualcosa di cui ho effettivamente raccontato sul blog, quindi la persona interessata probabilmente ha trovato quel che cercava.

Per risposte a vecchie chiavi di ricerca su questo blog vedete qui, quiqui e qui. Quasi quasi creo un nuovo tag per questi post. Sarà più semplice poi ritrovarli.

sabato 20 luglio 2013

Ricetta ungherese #2: Passata di zucca e pollo

Premessa

Stavolta in realtà non si tratta di un piatto tradizionale, ma piuttosto di uno improvvisato da Zsuzsa, l'amica di mia mamma con cui abbiamo passato una domenica mattina a cucinare insieme (vedi post precedente). Insieme alle focaccine di patate abbiamo preparato anche questa passata che è venuta davvero squisita, quindi vale la pena di condividerla. E' un piatto leggerissimo e dietetico (quindi non poteva essere un piatto tradizionale ungherese ;)), che infatti abbiamo fatto per mia mamma che pochi giorni prima era stata operata ed era messa a stretta dieta. Però poi ne abbiamo mangiato tutti volentieri. E' perfetta anche come pappa per bambini piccoli.

Passata di zucca e pollo (Csirkés tökfőzelék)

Ingredienti: 2-3 etti di petto di pollo, una patata, 1-2 carote, una zucca, 2 mele (non dolci), prezzemolo (o sedano o levistico), sale

Tempo di preparazione: il tempo di tagliare il pollo a strisce e tutte le verdure a dadi

Tempo di cottura: 45-60 minuti

Preparazione: Tagliate il petto di pollo a strisce e rosolatelo in padella senza olio o con poco olio insieme alle carote tagliate a dadini (noi l'abbiamo fatto in una padella di ceramica senza olio perché, appunto, mia mamma non poteva mangiare niente che fosse preparato con olio). Aggiungete dell'acqua (noi abbiamo usato l'acqua in cui avevamo lessato le patate per le focaccine che era già di suo saporita un po') in modo che copra la carne appena. Dopo qualche minuto aggiungete la patata tagliata a dadini. Cuocete sotto coperchio.


Potete aggiungere dell'altra acqua via via come evapora. Dopo altri 10 minuti aggiungete la zucca tagliata a dadini e la mela tagliata a spicchi.


Se la mela è dura, la potete aggiungere insieme alla zucca. Se invece è mela vecchia, aspettate cinque minuti. In ogni caso scegliete mele di tipo acidulo, non dolci.


A questo punto non serve più aggiungere altra acqua perché sia la zucca che la mela farà acqua di suo. Se volete fare una passata dietetica, non usate spezie, solo sale. In ogni caso potete aggiungere un po' di prezzemolo o altro "verde di verdura" (zöldség zöldje) come lo chiamano gli ungheresi come le foglie del sedano o del levistico (forse poco utilizzato in Italia). Però è solo per insaporire. Lo potete togliere prima di frullare il tutto. Cuocete il tutto per altri 20 minuti circa (dopo l'aggiunta della mela). Lasciatelo raffreddare un po' prima di frullarlo.


Cominciate frullando solo una piccola parte, aggiungendo gradualmente il resto. Prima e dopo di aggiungere un altro po' mescolate.

Ecco il risultato finale!


Nota

Anche se questo in particolare non può essere considerato un piatto tradizionale ungherese è una variante dietetica di una delle numerose passate ungheresi. Infatti, le famiglie ungheresi mangiano regolarmente passate di verdura (főzelék). Le più classiche sono di zucca, piselli, patate o spinaci, e sono sempre accompagnate da un c.d. feltét, ovvero "aggiunta" (più o meno, letteralmente significa "messo sopra"), che può essere polpetta, carne fritta, salsiccia o un uovo al tegamino. E', infatti, considerato un secondo, non un primo. (Nella cucina ungherese il primo è sempre una zuppa o minestra, quindi un piatto a base liquida.)

Se capitate a Budapest vi consiglio di provare uno dei numerosi posti specializzati in zuppe e passate. Generalmente si chiamano főzelékbár ("bar di passate"). Uno sicuramente buono (e centrale) per esempio è questo posto qua: Főzelék Faló (l'ho provato).

martedì 2 luglio 2013

Ricetta ungherese #1: Focaccine di patate (Krumplis pogácsa)

Premessa

L'ultima volta che ho preparato le mie focaccine preferite le ho fotografate prima di metterle in forno. Su Facebook hanno suscitato un interesse diffuso tra gli amici italiani che mi chiedevano della ricetta. Però siccome a me queste focaccine non vengono mai come vorrei (non sono una maga della cucina), ho aspettato di venire a casa in Ungheria per chiedere la ricetta a Zsuzsa, un'amica di mia mamma, che so per certo che le prepara benissimo. Così domenica mattina sono andata a casa sua e abbiamo passato mezza giornata a cucinare insieme diverse cose, fra cui questa. Mi sono documentata con foto e appunti in modo che possa condividere anche con voi alcune ricette. Per ora solo due (non ce l'ho fatta a documentarne più di due nel dettaglio, dato che nel frattempo la aiutavo anche). Cominciamo con questa classica.

Focaccine di patate (Krumplis pogácsa)

Ingredienti: (Riporto le quantità da noi usate. Ovviamente l'importante è mantenere le proporzioni.) 1,2 kg di patate farinose (non novelle) sbucciate, mezzo chilo di farina, un cucchiaio di strutto, un uovo, sale.

Tempo di preparazione: Se non fate altro, un'ora e mezza (incluso il tempo di raffreddamento delle patate), altrimenti anche tutta la mattina... (come per noi).

Tempo di cottura: secondo il tipo di forno tra 20 e 30-35 minuti.

Preparazione: Sbucciamo le patate e tagliamole a pezzi (grandi) così che cuociano prima. Laviamole abbondantemente prima di tagliarle a pezzi e non più dopo (se ho capito bene lavandole troppe volte perde di più del prezioso amido o una cosa del genere). Le mettiamo in acqua abbondante in una pentola sul fuoco (a fuoco alto finché l'acqua non bolle, poi a fuoco medio-basso). Aggiungiamo una manciata di sale quando l'acqua bolle, e ognitanto giriamole. Non devono cuocere troppo, solo quanto basta (circa 20 minuti dopo il bollore). Quando le patate sono cotte e scolate, schiacciamole subito.


Lasciamo raffreddare il purè così ottenuto. Questo significa che deve essere messo da parte per almeno un'ora, in un luogo fresco e asciutto. Quando si è raffreddato, aggiungiamoci un cucchiaio di strutto.

(Nota: l'acqua in cui si sono cotte le patate può essere riutilizzata per la preparazione di una zuppa o una passata. Noi l'abbiamo usata per fare una passata di zucca e pollo, la ricetta della quale ve la racconterò in un prossimo post.)

Quel boccone bianco nel mezzo è lo strutto.

Aggiungiamo della farina gradualmente, mescolandole bene insieme con la mano (o, eventualmente, con un cucchiaio di legno) fino ad ottenere un impasto solido ma ancora non duro. La quantità della farina aggiunta deve essere un po' meno della metà della quantità di patate (nel nostro caso 500 grammi di farina per 1,2 kg di patate). Aggiungiamo anche un cucchiaio (non cucchiaino) di sale.


Stendiamolo con un mattarello. Deve essere alto circa un dito. Con la punta di un coltello disegniamoci delle righe poco profonde.

  
Adesso con un apposito stampo o, in mancanza di questo, con una semplice tazzina capovolta, possiamo tagliare fuori le focaccine. Conviene tenere da parte un po' di farina in un ciotola in cui possiamo immergere lo stampo (o la tazza) dopo ogni due-tre focaccine tagliate, così non appiccica. Nel frattempo prepariamo la teglia. Ungiamola con un po' di strutto od olio (preferibilmente di girasole, l'olio di oliva ha un sapore troppo marcato e non ci incastra molto con i sapori ungheresi). Noi abbiamo fatto una teglia unta con lo strutto e una unta con l'olio, e non c'è stata differenza nel sapore delle focaccine.


Infine, spalmiamoci un po' di uovo sulla loro superficie (tuorlo e albume mescolati insieme) che gli darà un po' di colore.


Mettiamo la teglia al forno. Nel vecchio forno a gas di Zsuzsa ci sono voluti 30-35 minuti, ma in un forno più efficiente possono bastare anche 15-20 minuti, quindi vanno controllate ognitanto. A metà cottura girate la teglia nel forno, così le focaccine si cuociono uniformemente. Quando sono pronte, lasciatele raffreddare in una ciotola coperta da un panno.


Vanno consumate fredde e preferibilmente entro un giorno. Ancora calde hanno una consistenza e un sapore ancora diversi. Può essere uno stuzzicino o usato al posto del pane con zuppe, passate o altro.

Spero di essermi spiegata in maniera comprensibile e semplice... E' la prima ricetta che ho (tra)scritto!

Nota

La pogácsa è un classico della cucina ungherese (si trova anche in alcuni paesi limitrofi) che ha un milione di varianti. Si pronuncia 'pogacia'. Forse 'focaccina' è la traduzione migliore in italiano, anche se ovviamente non è la stessa cosa. La si può preparare con le patate, con i ciccioli, con il cavolo, al burro, al formaggio, alla ricotta, ecc. e con o senza lievito. Ecco la ricetta (in italiano) di due varianti lievitate: una e due. Io vi ho presentato la mia preferita. Ne potrei mangiare un chilo tutto insieme...

mercoledì 10 aprile 2013

För, för, för...

Il vocabolario svedese ha una particolarità noiosa che rende il suo apprendimento più lento e difficile: l'onnipresenza di tre letterine: f-ö-r. Oltre alla parolina för, che già di per sé può avere diversi significati, c'è una quantità incredibile di parole che cominciano con il prefisso för-. Nel mio dizionario svedese-italiano più di venti pagine sono dedicate a parole che cominciano con för-.

In questo periodo sto leggendo una biografia di Freddie Mercury in svedese, e mi ritrovo a dover cercare la stessa parola nel dizionario svariate volte, perché essendo simili tra loro ho più difficoltà a ricordarmele. (Non che normalmente me le ricordi subito le parole...) Ecco "qualche" esempio:

förbannad - incavolato
förbluffande - stupefacente
förbryllande - sconcertante
förfärad - terrificato
förhålla sig - comportarsi
förklädd - camuffato
förlust - perdita
förmoda - supporre
förmögenhet - proprietà
förrådd - tradito
försynt - modesto
förtjust - entusiasta
förtränga - opprimere
...e l'apoteosi del 'för': förföra - sedurre

Insomma, mediamente ogni due pagine c'è una nuova parola che comincia con för-, e che dovrei ricordare...

Anche la parolina för può avere diverse funzioni. Innanzitutto è una preposizione. L'equivalente del for inglese. För Guds skull! Per amor di Dio! Det är svårt för mig att förstå. Mi risulta difficile capire. Poi può essere anche un avverbio e significare 'troppo'. Det är för kallt här ute. Fa troppo freddo qui fuori. Inoltre, può essere anche una congiunzione. In tal caso vuol dire 'poiché, perché'. Jag arbetar inte idag, för jag är på semester. Non lavoro oggi, perché sono in ferie. (Affermazione falsa, purtroppo.) E non finisce qui. För è anche un verbo, coniugato al presente, e significa 'conduce, guida'. Infine, può essere un sostantivo e significare 'prua'. Manca qualche altra classe di parola?

(Immagine da qui)

Poi c'è anche la parolina före, anch'essa con molteplice funzione: preposizione - avverbio - prefisso. Come preposizione significa 'prima di' o 'davanti a'. Några dagar före påsk. Qualche giorno prima di Pasqua. Come avverbio vuol dire 'avanti, prima'. Klockan går före. L'orologio va avanti. Con due r, invece, diventa 'precedentemente'. Jag har aldrig sett honom förr. Non l'ho mai visto prima. Förr eller senare. Prima o poi. Se poi ci aggiungi una a, förra, significa 'scorso, passato'. Förra året. Lo scorso anno. Ma tornando a före, come detto sopra, può essere anche un prefisso. Alcuni esempi:
förebild - esempio (nel senso di modello)
föredrag - conferenza (mentre fördrag è 'trattato')
föreläsa - tenere una lezione
föreslå - proporre (mentre förslå è 'bastare', e 'proposta' si dice förslag senza la e)
föreställning - spettacolo

Come potete vedere, come nel caso delle parole con prefisso för-, i significati degli esempi riportati c'entrano poco l'uno dall'altro. A volte basta una letterina per cambiare completamente il significato. Per citare altri esempi simpatici:
förefalla - sembrare; förfalla - decadere
föregå - precedere; förgå - trascorrere
förestå - dirigere; förstå - capire
förbjuda - proibire; förebud - presagio
ecc., ecc., ecc.

Ecco. Mi sono approfittata del blog per ripassare un po' di parole svedesi. :)

giovedì 4 aprile 2013

L'etimologia di Pasqua

Alla faccia della mia promessa di novembre, presto ho abbandonato l'idea dei post etimologici-comparati. Cioè, in realtà, non è stata l'idea ad essere abbandonata ma la sua realizzazione. Per gli stessi motivi per cui ho un po' abbandonato il blog in generale. Na de sebaj, direbbe un ungherese (che significa circa 'però nessun problema'), non è mai tardi per recuperare. Allora colgo l'occasione della recente festa per raccontarvi l'origine di una parola: della Pasqua, appunto. Il nome di questa festività è simile in italiano (Pasqua) e svedese (Påsk), di radice comune, è però molto diverso in inglese (Easter) e ungherese (Húsvét), il che mi ha incuriosita e spinta ad approfondire.



Pasqua e Påsk derivano dall'aramaico pasha! Trasmesso alle lingue europee dall'ebraico, attraverso il greco, quindi un bel viaggio lungo. La parola significa 'passaggio'. L'ebraico pesach è una festa che commemora la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. Passaggio, quindi, nel senso concreto, con riferimento all'uscita dall'Egitto grazie a Mosé. Nel cristianesimo divenne la festività che tutti conoscete bene. E' la celebrazione della resurrezione di Gesù e, quindi, passaggio in un senso spirituale dalla vita terrena alla terra promessa del cielo. Lo svedese, insieme alle altre lingue scandinave, ma al contrario del tedesco e dell'inglese, ha preso la parola dal latino, o comunque da una delle lingue latine.

In ungherese la parola húsvét è legata alla festività cristiana, ma non sta ad indicare un concetto spirituale come la resurrezione o altre cose simili. Ha un significato molto più "terra-terra". Vuol dire letteralmente (ri)presa (vét) della carne (hús), cioè il fatto di tornare a mangiare la carne dopo un lungo periodo di digiuno che precede la Pasqua. Ormai gli ungheresi non ci pensano più, essendo una parola abbastanza corta, è facile non rendersi conto del suo significato originale. Mostra una certa pragmaticità rispetto alla parola italiana che invece ha un significato spirituale. Si dice che húsvét sia una traduzione dalle lingue slave meridionali (la Slovenia e la Croazia oltre ad essere paesi confinanti, furono parte dell'Impero austro-ungarico per secoli).

Infine, Easter è un'antica parola inglese, di origine pagana. Eastre è il nome di una dea che veniva celebrata il giorno dell'equinozio di primavera. Easter a sua volta deriva dal proto-germanico Austron. Insomma, una parola germanica che non ha niente a che vedere con l'aramaico pasha o l'ebraico pesach.

Trovo molto affascinante come l'etimologia possa aiutare a capire la nostra storia e trovare le nostre radici. L'origine della parola 'Pasqua' mostra chiaramente che alcune festività pagane ed ebraiche sono state trasformate in festività cristiane successivamente. Di questa "cristianizzazione" delle feste hanno scritto in molti, quindi io mi limito a riportare qualche link per chi ha voglia di approfondire:

mercoledì 27 marzo 2013

Un marzo splendido

Letteralmente. Nel senso che il sole splende continuamente. Mentre il resto d'Europa soffre per la perseveranza dell'inverno, in Svezia è tutto tranquillo. Mai visto così tanto sole in questo paese da quando sono qui. Fa freddissimo, intendiamoci, ma chi se ne frega quando splende il sole! Comunque ci vorrà ancora un po' di tempo perché si sciolga tutto il ghiaccio e tutta la neve. Ma siamo sulla buona strada. (Se non rinevica...)


In Ungheria la settimana scorsa una bufera di neve ha bloccato il paese per due giorni. Alla mia famiglia e amici ungheresi, quindi, tocca festeggiare la Pasqua con la neve. Infatti, su Facebook girano molti fotomontaggi scherzosi che prendono spunto da questa situazione insolita. Così, per esempio questo verso pasquale:


Oltre alla traduzione serve anche una spiegazione. Sull'immagine c'è una "poesia da innaffiatura" (locsolóvers). E' una tradizione in alcuni paesi dell'Europa centrale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) dove il giorno di Pasquetta i maschi fanno un giro di visite alle amiche e parenti femmine, recitando una poesia (spesso scherzosa) e spruzzandole un po' di acqua o profumo. (Vedete una spiegazione più ampia su Wikipedia della versione polacca di questa tradizione, in inglese.) Di queste poesie ce ne sono tantissime, molti le personalizzano, ma hanno in comune il tema dell'arrivo della primavera e la richiesta di permesso per "innaffiare". Un po' come nel gioco del dolcetto-scherzetto di Halloween, i ragazzi dopo aver recitato la poesia e "innaffiato" la fanciulla, ricevono qualcosa in cambio. In questo caso generalmente un uovo di pasqua dipinto e decorato (la decorazione delle uova è un altro elemento importante della tradizione pasquale, in Ungheria come in molti altri paesi europei).

Allora, venendo al punto, la "poesia da innaffiatura" che vedete nell'immagine è una ricomposizione di una delle poesie pasquali più famose, conosciuta da tutti gli ungheresi, piccoli e grandi. Questa versione "invernalizzata" recita (più o meno, traduzione mia): "Camminavo su una discesa innevata, / Ho visto pure una slavina, / Stava per travolgermi, / E' permesso innaffiare?". (L'originale recita: "Camminavo in un bosco verde, / Ho visto una viola blu, / Stava per appassire, / E' permesso innaffiare?") Ovviamente in ungherese entrambi le versioni hanno le rime.

Uova di Pasqua decorate con motivi ungheresi

giovedì 7 marzo 2013

Il terzo inverno

Sono sopravvissuta al mio terzo inverno svedese. Sopravvissuta per modo di dire, perché in realtà l'inverno scandinavo mi piace. Solo non durasse così tanto... Questo inverno è stato (o è stata? di questa regola non sono mai sicura...) una buona sintesi dei due precedenti. Due anni fa molto freddo, l'anno scorso abbastanza mite, quest'anno nella media. Anche quest'anno la neve è riuscita spesso ad affascinarmi e ha offerto delle immagini incantevoli.


L'alba e il tramonto sono sempre bellissimi (quando si vedono... perché spesso il cielo è coperto).


La nostra macchina non so se ha apprezzato, ma per fortuna da dicembre "dorme" in garage. Questa foto è stata scattata a inizio novembre dopo una notte fredda:



Gli alberi colmi di neve sono sempre uno spettacolo:


Lo sono anche al buio:


Il paesaggio offerto da un viaggio in treno a volte è incantevole:


E siamo tuttora affezionati alle papere che eroicamente resistono all'inverno sul fiume di fronte a casa nostra



Chiudo con una foto della stradina che porta al parcheggio del campus che faccio due volte (quasi) ogni giorno a piedi.

(Beh, stradina per modo di dire... Ma credetemi che in termini svedesi lo è.)

mercoledì 27 febbraio 2013

Lavori in corso

La ristrutturazione del nostro palazzo è arrivata a un buon punto. (Vedete il post precedente, di ottobre, qui). Vi racconto gli ultimi sviluppi.

A fine ottobre hanno cominciato a smontare la facciata. Come vedete le porte c'erano già, anche se solo con una ringhiera, senza balcone.


Hanno cambiato tutti gli infissi, e li hanno anche allargati. Quindi abbiamo finestre più grandi e una porta più grande che poi darà sul balcone. In salotto invece di finestre apribili ora abbiamo un semplice (doppio) vetro.

 

A ottobre ci chiedevamo ancora come avrebbero montato i balconi su un palazzo che prima non ce li aveva, e a dicembre l'abbiamo capito. Hanno fissato una colonna metallica alla facciata, e la base del balcone viene fissata ad essa con delle funi di acciaio.



Nel frattempo in casa ci hanno cambiato tutti i termosifoni e hanno installato anche un contatore dell'acqua. Non abbiamo capito se questo vuol dire che da ora in poi si pagherà l'acqua a parte a consumo. Sarebbe una cosa assai atipica per gli affitti svedesi (acqua e riscaldamento sono sempre inclusi nell'affitto), e non abbiamo ricevuto nessun preavviso al riguardo. Staremo a vedere.

Per questi e altri piccoli lavori entrano spesso in casa gli operai in questo periodo. Generalmente avvisano prima per telefono (mi chiamano al cellulare qualche giorno prima). Hanno la chiave, quindi non c'è bisogno di essere a casa quando vengono. Il più del lavoro però lo fanno all'esterno. Hanno una gru con un ponteggio che usano per i lavori sulla facciata e sul tetto. Così capita che la mattina mi ritrovo questo scenario davanti alla nostra finestra (abitiamo al quarto piano):


In questo caso, siccome non entrano in casa, ovviamente non avvisano, quindi è meglio stare attenti a come si esce la mattina dalla camera da letto. :)

Il nostro appartamento è all'ultimo piano, quindi sopra il balcone avremo anche una tettoia che hanno cominciato a montare circa due settimane fa. Come vedete la struttura è fatta in parte di metallo e in parte di legno. Poi sarà tutta rivestita di ancora non so cosa.




Insomma, ora c'è ancora un bel casino, ma i lavori promettono bene. Credo che il palazzo sarà parecchio più bello e moderno ad opera finita. Siamo molto curiosi che aspetto avrà la nuova facciata. Probabilmente cambieranno anche la ringhiera del corridoio esterno che, ad essere onesti, era un po' bruttino (di alluminio color giallo).

Per quanto riguarda invece alcuni particolari, si nota una scarsa attenzione al dettaglio e alle rifiniture. Per portare due esempi eclatanti: 1) la soglia della porta del balcone in salotto che stona decisamente con il parquet.




2) Una scatoletta fissata alla parete all'ingresso che ancora non abbiamo ben capito a cosa serva. Non è apribile. Forse è un sensore di fumo. In ogni caso non si sono preoccupati dell'estetica e hanno fatto passare il filo sulla parete in modo ben visibile.



Comunque noi siamo in affitto, non è casa nostra, quindi non ci lamentiamo. Attendiamo invece curiosi le ultime rifiniture.

giovedì 14 febbraio 2013

Le cose più incredibili della Svezia

Dopo un weekend rigenerativo a Budapest (in tutti i sensi: emotivo e fisico, nonché culinario), eccomi a raccontarvi qualcosa di nuovo (nuovo per modo di dire...) su questo blog. Essendo cominciato un nuovo anno da quando sono assente dal blog, sarebbe anche ora di inaugurare questo 2013 con un post. E' un classico prendere in rassegna gli accaduti o fare i conti in qualche modo. Io vorrei ripercorrere i miei ultimi due anni e mezzo in Svezia e riassumere in un post le cose più incredibili che ho visto/vissuto qui. In positivo...

Più di un anno fa avevo già stilato una lista delle cose che mi piacciono in Svezia. Adesso invece vorrei riassumere quello che racconto più volentieri di questo paese quando me lo chiedono. Lasciando stare i punti negativi (che ovviamente ci sono) per adesso.

1. Assicurazioni. Purtroppo abbiamo avuto a che fare con loro ben due volte. Una volta per la macchina da rottamare, una volta per le bici rubate. Qui le meraviglie erano due. Primo, dopo che l'assicurazione ha offerto una somma onesta e realistica per la macchina da rottamare, e i soldi, tutti, sono arrivati sul nostro conto due settimane dopo. L'ho raccontato qui. Secondo, se hai l'assicurazione sulla casa copre anche il furto delle bici, anche se avvenuto fuori dall'appartamento. Nel nostro caso sono state rubate dal garage. L'ho menzionato qui, ma poi non ho raccontato gli sviluppi. L'assicurazione ci ha prontamente rimborsato la somma eccedente la franchigia di 1500 corone (175 euro). Trattandosi di bici non particolarmente preziose questa consisteva in sole 850 corone, ma è più di niente. Ciliegia sulla torta che poi una delle due bici è stata ritrovata dalla polizia, così ci è toccato restituire parte di questa somma all'assicurazione (così ci siamo ripresi la bici, altrimenti l'avrebbe tenuta l'assicurazione). Ovviamente sarebbe stato facile riprendere la bici alla polizia senza dire niente all'assicurazione, ma non volevamo fare i furbi.

2. Sempre in tema di polizia e hittegods (cioè oggetti smarriti, che in svedese si chiamano 'oggetti trovati'), i documenti persi trovati da qualcuno che li consegna alla polizia vengono direttamente spediti al proprietario in una lettera. L'ho scoperto un giorno arrivata a casa, trovando una lettera della polizia indirizzata a me, contenente la mia patente che non sapevo neanche di aver perso. L'ho raccontato qui.

3. Passando al sistema sanitario: i centri medici, i c.d. vårdcentral, dove hanno l'ambulatorio i medici di famiglia della zona sono molto ben attrezzati e possono effettuare diversi esami ed analisi che in Italia, Ungheria ed altri paesi vengono fatti in ospedale. Del sistema sanitario ha raccontato ampiamente Silvia di One Way to Sweden, vedete per esempio qui, qui e qui. E' poi una cosa fantascientifica la gestione delle prescrizioni di farmaci. Non esiste la ricetta cartacea. Vai in farmacia, dici il tuo personnummer e sanno tutto loro. Farmaco, quantità e dosaggio. Delle farmacie ha raccontato più ampiamente Daniele qui, spiegando che questa efficienza è dovuta al fatto che fino a due anni fa le farmacie svedesi erano tutte statali, parte di un sistema centralizzato.

4. Per quanto riguarda gli affitti: il hyresrätt, cioè il contratto di affitto a tempo indeterminato nelle grandi città (come Stoccolma e Göteborg) non è affatto facile da trovare, anzi, è un vero problema, però una volta trovato funziona alla meraviglia. E' vero che noi siamo anche fortunati col proprietario (il comune di Örebro) e con la persona che lo rappresenta nel nostro quartiere, ma anche il sistema è notevole. Oltre al fatto che qualsiasi guasto in casa viene riparato in breve tempo e senza dover sborsare una corona, ci sono anche i lavori di manutenzione che il proprietario è obbligato a fare e fa, se richiesto dall'inquilino, periodicamente. Nel caso in cui l'inquilino non lo richieda, viene detratto una piccola somma dal primo affitto dell'anno come compensazione. Ne ho raccontato qui. Quest'anno abbiamo richiesto il cambio della carta da parati nell'ingresso, dovrebbero farlo prossimamente.

5. L'ho lasciato per ultimo, ma in realtà è la cosa che forse apprezzo di più in assoluto in questo paese è come vengono gestiti il congedo parentale e l'assistenza alla famiglia. Il fatto che anche la maggior parte dei padri prenda il congedo parentale dopo la madre è un progresso fantastico che ha chiari effetti positivi sia sulla famiglia che sulla situazione lavorativa delle donne. Il fatto che un posto all'asilo sia assicurato a tutti i bambini e praticamente a costo zero (il costo dell'asilo più o meno equivale all'ammontare dell'assegno familiare mensile, per quanto ho capito) allieva molto lo stress dei giovani genitori, ma anche degli anziani nonni. Del sistema di congedo parentale e di assistenza alla famiglia potete leggere sugli altri blog di italiani che vivono in Svezia e hanno già bambini. In particolare vi consiglio il blog di Stefano di Milano/Stoccolma che il congedo parentale l'aveva preso e racconta della sua vita con le sue due piccole bambine quotidianamente.

Come vedete tutte le cose (secondo me) più incredibili della Svezia sono dovute ad un'organizzazione efficiente (a parte l'ultima che è una scelta di politica sociale). A volte mi chiedo, cosa sarebbe la Svezia senza i personnummer?!? :)